Alimenti ultra-trasformati e poco sani: l’Oms pubblica gli standard per riconoscerli. Parametri troppo radicali, obiettano i produttori di bibite
Beniamino Bonardi. La Pan American Health Organization dell’Organizzazione mondiale della Sanità ha pubblicato una guida per aiutare i governi a distinguere gli alimenti freschi o industrialmente poco trasformati da quelli ultra-trasformati, in modo da essere in grado di adottare le misure necessarie per favorire una dieta sana da parte dei propri cittadini. Per alimenti ultra-trasformati si intendono quelli industriali che contengono sostanze estratte dagli alimenti, come caseina, siero di latte e proteine isolate, o sostanze sintetizzate da componenti alimentari, come oli idrogenati, amidi modificati e aromi.
Basandosi sulle migliori evidenze scientifiche disponibili, il modello della Pan American Health Organization classifica le bevande e gli alimenti processati e ultra-processati sulla base dell’eccessivo contenuto di zucchero, sale e grassi e grassi, in base a questi criteri:
zucchero in eccesso, se la quantità di zuccheri aggiunti è pari o superiore al 10% delle calorie;
grasso in eccesso, se le calorie provenienti da tutti i grassi sono pari o superiori al 30% di tutte le calorie;
acidi grassi trans in eccesso, se le loro calorie sono pari o superiori all’uno per cento delle calorie totali;
sodio in eccesso, se il suo rapporto, in milligrammi, con le calorie (kcal) e 1:1 o maggiore.
zucchero alimenti malsaniAlimenti poco sani: standard anche quando c’è troppo zucchero
Questi standard dovrebbero incoraggiare i governi ad adottare misure restrittive per il marketing di alimenti poco sani verso i bambini, regolare la vendita di cibi e bevande nelle scuole, adottare avvertenze sulle confezioni, definire politiche fiscali per limitare il consumo di prodotti che vanno consumati saltuariamente.
La pubblicazione di questi standard è stata criticata dall’International Council of Beverages Associations, che giudica i parametri troppo radicali e poco utili, perché in base ad essi le persone scoprirebbero che l’80% della loro spesa è costituito da alimenti e bevande inaccettabili.
Il Fatto alimentare – 4 marzo 2016