È allarme tra i veterinari e i biologi marini per una moria di delfini nell’Alto Adriatico. Martedì, verso le 19, una vedetta della Guardia di finanza di Venezia ha incrociato e recuperato alla bocca di porto del Lido la carcassa di un giovane animale, che la corrente stava trasportando verso la spiaggia. Trovare un delfino morto, naturalmente, non è un evento di per sé eccezionale, non fosse che quest’anno gli spiaggiamenti «sono quasi quadruplicati rispetto alla media degli ultimi anni: quattrodici dall’inizio di giugno tra Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, dieci dei quali negli ultimi giorni, contro una media di tre-quattro per stagione».
Così spiega il Sandro Mazzariol, veterinario, docente di Anatomia patologica veterinaria all’università di Padova,che dal 2006 coordina l’Unità di Intervento per la Necroscopia dei grandi cetacei per il ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare.
Dal 2011 Mazzariol si occupa anche degli spiaggiamenti anomali. È lui che la centrale operativa della Guardia di finanza ha contattato in tempo reale martedì, mentre la motovedetta al comando del maresciallo Santoni trascinava il delfino fino in Marittima, dov’è poi stato caricato su un furgone frigo alla volta dei laboratori del dipartimento di Biomedicina comparata e alimentazione di Padova: ieri l’autopsia, come si confà a una morte anomala. «Era un giovane esemplare femmina, complessivamente in buona salute, nel senso che aveva mangiato da poco e quindi era in grado di procacciarsi cibo», osserva al termine dell’esame il ricercatore dell’Università padovana, «però ho trovato una situazione di endotossimia, un’alterazione patologica della flora dell’apparato gastro enterico che determina una condizione tale che porta alla morte dell’animale.
Cosa l’abbia determinata, però, è ancora presto per dirlo, anche perché le condizioni della carcassa erano alquanto deteriorate e una coltura batteriologica non è possibile. In ogni caso, proseguiremo con le analisi, per indagare sul virus che può essere all’origine di questa situazione». Al momento, la preoccupazione degli addetti ai lavori è piuttosto alta per questa moria anomala di delfini: l’anno scorso era toccato alle tartarughe marine, con 300 animali morti. Un’altra ipotesi dello studioso è che il gran caldo di questi giorni abbia determinato una riduzione dell’ossigeno nell’acqua, aumentando lo sviluppo di microbi acquatici. «Ci vorrà qualche mese per avere i risultati delle analisi e non è detto che arriveremo a una conclusione: sappiamo ancora poco delle patologie di questi cetacei», conclude il veterinario, che ha intanto escluso che l’animale sia morto a causa di una rete o perché sparato: purtroppo accade, perché i delfini sono in “competizione” con i pescatori.
Nell’Alto Adriatico sono censiti 3500 delfini, per la maggior parte della specie Tursiope. L’intervento della Guardia di finanza ha intanto evitato lo spiaggiamento in piena stagione balneare e permesso così di dare un contributo alla ricerca.
La Nuova Venezia – 20 giugno 2014