
Allo studio del Tesoro la clausole frena spesa. Pensioni, quota 100: «finestra» solo nel 2019? L’altra opzione: alt alle rivalutazioni
Una riforma strutturale delle pensioni, però, difficilmente è così lineare, per due ragioni. Quota 100 funzionerà per finestre, quindi il primo anno molti dei nuovi pensionati riceveranno l’assegno per poche mensilità, mentre avranno diritto a tutti i 13 mesi dal 2020. In quell’anno, poi, nuove uscite si sommerebbero a quelle del 2019, aumentando la spesa. Come mai, allora, il Dpb non ne tiene conto? La risposta sarà nel testo della legge di bilancio. Per ora l’accordo nel governo è stato trovato sui fondi da destinare alle due misure-bandiera del contratto. E ora bisogna scrivere regole che stiano dentro a quei finanziamenti. Sono due le ipotesi tecniche in campo. La prima richiama direttamente la definizione di Moody’s: una riforma con carattere “sperimentale” per tenerne sotto controllo gli effetti a medio termine. In alternativa, le norme potrebbero prevedere una clausola compensativa, che tagli altre voci previdenziali per finanziare quota 100. Nel mirino, in questo caso, c’è soprattutto l’indicizzazione: lo stop a questo meccanismo è già stato ipotizzato per le cosiddette pensioni d’oro. Due strade difficili da intrecciare con le esigenze della politica, come mostra il fatto che ieri il vicepremier Di Maio ha rilanciato anche l’obiettivo di bloccare l’adeguamento automatico dei parametri all’aspettativa di vita. La quadra, insomma, per ora appare molto difficile da trovare. Ma dall’altro lato il governo assicura l’intenzione di applicare sistemi di monitoraggio su tutte le misure di spesa. E pensioni e reddito, ovviamente, sono destinati a essere i primi obiettivi di questo controllo. Molto dipende anche dai tempi di avvio delle due misure, una partenza ritardata alleggerirebbe il loro peso almeno sul primo anno.
IL SOLE 24 ORE
Marco Rogari
Gianni Trovati