Le delibere di riorganizzazione della sanità veneta, adottate dalla giunta regionale negli ultimi mesi, continuano a suscitare sconcerto e contrarietà. Oltre a quello del Sivemp, che proprio in questi giorni ha impugnato la dgr 2271 e gli atti aziendali delle Asl non coerenti con la normativa vigente, si aggiunge analogo ricorso dell’Anpo.
I primari ospedalieri trascinano la giunta regionale al cospetto dei giudici amministrativi: al Tar, infatti, Anpo e associazione sindacale Ascoti-Fials Medici chiedono di annullare la delibera 2122 del 19 novembre sull’adeguamento delle schede ospedaliere e la delibera 2271 del 10 dicembre sulla riorganizzazione delle Asl. La prima è quella – per intendersi – che prevede il taglio di 1200 posti letto per acuti, a fronte di una riorganizzazione dell’assistenza ospedaliera e di un aumento di quella territoriale, con la conseguente riduzione dalle attuali 864 a 767 delle “apicalità” del Veneto oggi dirette da primari, sostituite con Unità semplici, guidate da dirigenti che saranno scelti dai direttori generali e non per concorso. Così il ricorso – firmato dagli avvocati Andrea Berto e Federica Coghetto – chiede di annullare anche la delibera 2271/2013 sulla riorganizzazione delle Asl, perché «in contrasto con le norme specifiche della legislazione regionale».
Se accolto, sarà un terremoto per la sanità veneta disegnata dalla giunta Zaia. Motivazioni tecniche che hanno una premessa politica, che esplicita Marco Pradella, segretario Anpo veneta: «Riteniamo i tagli alla sanità veneta ingiusti, perché se è vero che discendono da tagli ai finanziamenti decisi dallo Stato, quelle riduzioni di fondi la Regione veneto avrebbe dovuto impugnarle – forte del funzionamento della sanità veneta – e non applicarle in maniera acritica e indiscriminata, per altro con molti problemi tecnici». Nel ricorso si legge così che «la Regione ha approvato schede ospedaliere che prevedono un taglio considerevole dei posti letto e delle strutture complesse», «senza attendere che la conferenza Stato-Regioni approvasse il regolamento previsto dalla legge 135/2012, per fissare standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospiedaliera».
Troppa fretta, per i primari, secondo i quali «la giunta regionale si è spinta ben oltre le previsioni del piano socio sanitario, prevedendo (in maniera illogica e irrazionale) reti assolutamente non previste dal piano». Servizi a scavalco tra aziende per radiologia, laboratori, anatomia patologica, senza però stabilire regole fondamentali come «a quale azienda attribuire le risorse umane, quale sosterrebbe i costi materiali, a quale contabilizzare prestazioni e introiti», ma anche «nel caso di procedimenti civili o pernali quale struttura sarebbe responsabile». Parola al Tar: il 19 marzo Camera di Consiglio per sospendere o meno il provvedimento, in attesa della sentenza definitiva.
Il Mattino di Padova – 6 marzo 2014