Oggi sono 449 le persone che lavorano in via Bologna a Torino, per garantire la qualità e salubrità degli alimenti che mangiamo
Cent’anni di sicurezza alimentare. All’istituto Zooprofilattico di Torino si festeggia un secolo di attività. «L’avevano gia capito in passato che la salute degli uomini è strettamente legata a quella degli animali» ha detto la direttrice dell’istituto Maria Caramelli, che ha ricordato l’emergenza bse, quella dell’aviaria e ultima quella dei frutti di bosco all’epatite. Oggi sono 449 le persone che lavorano in via Bologna a Torino, per garantire la qualità e salubrità degli alimenti che mangiamo. In un anno un milione e mezzo le analisi di cibi o alimenti, 25474 esami per controllare 543 aziende. Sono solo alcuni dei numeri dell’istituto Zooprofilattico.
Per quanto riguarda il controllo della salute delle principali specie di animali da reddito, sono attivi piani sulle filiere bovina, suina, ovi-caprina, avicola, equina, ittica, oltre a piani su animali selvatici e sulle zoonosi (patologie che possono trasmettersi dagli animali all’uomo). In questo contesto, negli ultimi cinque anni l’Istituto Zooprofilattico del Piemonte ha effettuato 2.500.000 esami per il controllo delle principali patologie come tubercolosi, brucellosi, lingua blu, influenza aviaria, trichinella e leucosi.
Per quanto concerne la sicurezza alimentare, le analisi su alimenti condotte nel 2013 superano i 150mila esami effettuati soprattutto su latte e prodotti caseari, carni e derivati, prodotti della pesca, vegetali e uova. “In media – afferma Maria Caramelli – gli esiti di non conformita’ rilevati si aggirano sui 2,2% dei casi”. L’Istituto di via Bologna a Torino si occupa anche di allergie alimentari: e’ in corso un’attivita’ di ricerca finalizzata alla individuazione degli allergeni nel cibo.
Oltre alla sua attivita’ di routine, l’Istituto zooprofilattico si trova anche a dover affrontare situazioni di emergenza sanitaria, come le infezioni da Coli (41 casi gravi nel periodo 2008-2013), i casi di epatite A dovuti alla presenza di virus nei frutti di bosco (tre casi nel 2013), la presenza di Cesio nelle carni di cinghiale, le frodi nelle carni. Inoltre, l’Istituto effettua le analisi per scongiurare la presenza di antrace nel caso di recapito a uffici o persone di buste sospette
La Stampa – 22 ottobre 2013