Antiabortisti nelle corsie ospedali, bagarre e rosari al Ferro Fini
La commissione Sanità boccia la proposta di legge popolare, il Consiglio fa dietro front. Niente numero legale, si torna oggi
VENEZIA – C’è chi ha sgranato rosari, portandosi da casa una statua della Madonna e sentendosi offrire dai funzionari della Regione un luogo appartato: “Se volete pregare, vi possiamo dare una saletta”. C’è chi ha srotolato striscioni in calle: “Sui nostri corpi noi decidiamo”.
Di qua gli antiabortisti, di là i difensori della legge 194, comunque uomini e donne fermi sulle rispettive posizioni. Non come l’assemblea legislativa veneta che in neanche due settimane ha cambiato completamente idea, riuscendo a discutere un’intera giornata per veder mancare infine il numero legale e, dunque, rinviando a questa mattina una vicenda che si trascina dal 2004. Quella di una proposta di legge di iniziativa popolare che punta a portare nelle corsie degli ospedali i volontari antiabortisti per spiegare alle donne che ci sono alternative all’interruzione volontaria della gravidanza.
Ebbene, il 5 luglio scorso in commissione Sanità i consiglieri regionali avevano bocciato questa proposta di legge. Ieri, di fronte alla delegazione arrivata a Palazzo Ferro Fini che rappresentava i 20mila firmatari che avevano presentato il testo otto anni fa – ricorrendo anche al difensore civico perché il provvedimento era sempre a bagnomaria – si è fatta una capriola: il testo bocciato dalla commissione poteva essere votato, sicuramente corretto, ma, come ha detto per primo il capogruppo della Lega Federico Caner, con l’immediata condivisione del capogruppo del Pdl Dario Bond, «una risposta a questa gente va data».
L’esatto contrario di quello che, in apertura dei lavori, a mezzogiorno, aveva detto il presidente della commissione Sanità: Leonardo Padrin aveva infatti riferito che il testo era stato dalla stessa commissione bocciato (c’erano stati due soli voti favorevoli: il leghista Sandro Sandri e Raffaele Grazia dell’Udc) e che dunque si chiedeva il “non passaggio agli articoli”, formula che significa il rigetto. Padrin, al momento del voto in aula, ieri sera alle 19,18, è stato l’unico a votare per la bocciatura, coerente con quanto deciso in commissione. Pdl, Lega e Udc, invece, hanno votato a favore del “passaggio agli articoli”, cioè all’esame, alla discussione e alla votazione dell’articolato. Sono tre articoli in tutto. E sia Caner che Bond sono decisi ad approvare solo il primo e a bocciare gli altri due. Ossia: sì all’articolo 1 intitolato “Pubblicità”, cioè all’informazione da fare non solo nei consultori ma anche nei reparti di Ginecologia. No, invece, alla possibilità di permettere ai volontari antiabortisti di dare informazioni alle donne in corsia: si violerebbe la privacy delle donne e si rischierebbe anche di intralciare il lavoro di medici e infermieri.
Insomma, la volontà del consiglio regionale del Veneto è di approvare, a maggioranza, una legge composta da un solo articolo, peraltro a rischio di impugnazione da parte del Governo, secondo l’opposizione: «La legge 194 consente convenzioni solo con i consultori, rischiamo gli sberleffi di tutta Italia», ha avvertito Roberto Fasoli, Pd. Non che i democratici siano stati più coerenti della maggioranza: anche loro, in commissione, aveva dato parere contrario alla proposta di legge degli antiabortisti (astenuto solo Claudio Sinigaglia), salvo ieri proporre di tornare in commissione per preparare un nuovo testo nel giro di un paio di mesi (proposta che era stata lanciata anche da Piergiorgio Cortelazzo, Pdl). Ottimo, ma non lo si poteva fare in questi otto anni? I più netti Mauro Mainardi (Pdl) e Pietrangelo Pettenò (Sinistra). «Volete fare la “Legge della Pubblicità”? Ridicolo accettare un articolo su tre, un contentino elettorale – ha detto Pettenò – Le proposte di iniziativa popolare o si approvano o si bocciano, non esiste che si facciano correzioni». E Mainardi: «Con tutti i problemi che ha il Veneto, qui stiamo perdendo tempo».
È finita che Lega, Pdl (eccetto Padrin) e Udc si sono detti favorevoli all’esame del testo, con l’obiettivo di approvare il solo articolo sulla pubblicità. L’opposizione è uscita dall’aula ed è mancato il numero legale. Si rivota questa mattina. Non si sa se con corollario di rosari e opposti sit-in.
Il Gazzettino – 19 luglio 2012