A BolognaFiere apre il Sana – Dall’Emilia il 20% della produzione nazionale
«Sui 3,4 miliardi di fatturato 2010 del mercato dei prodotti biologici in Italia, l’Emilia-Romagna – regione in cui è concentrato il maggior numero di aziende di trasformazione – pesa per oltre il 20 per cento». Le parole di Paolo Carnemolla, presidente di Prober, l’associazione che riunisce i produttori biologici e biodinamici dell’Emilia-Romagna nonché presidente di Federbio, sintetizzano il ruolo chiave della regione nel panorama nazionale. Non è un caso che proprio lungo la via Emilia, a Bologna, si svolga la principale manifestazione fieristica del settore, il Sana, il Salone internazionale del naturale, che domani 8 settembre inaugura a Bologna la sua 23esima edizione.
«Il legame Sana-Emilia Romagna è fortissimo – conferma Marco Momoli, exhibition director del Sana – perché si tratta del primo salone e della prima regione che hanno creduto nel biologico: è naturale che assieme siano cresciuti e continuino a farlo». A confermare la crescita è Carnemolla, secondo cui «in anni difficili come questi, il settore del bio è il solo a essere sempre cresciuto; per dare un’idea della salute del settore, si consideri che nel 2010, dei 3,5 miliardi di fatturato, 1,4 sono stati garantiti dalla spesa delle famiglie nella Gdo. Un dato in crescita del 13% a livello nazionale già nel primo trimestre del 2011 (fonte Ismea), che in Emilia-Romagna arriva al +18 per cento».
Secondo la banca dati Sinab aggiornata al 2010, su un totale di 3.540 operatori bio in Emilia-Romagna, le aziende trasformatrici di prodotti biologici sono 772, ossia il 13,8% di quelle nazionali (5.592 preparatori in Italia su un 47.663 operatori bio). «Il fatto che le imprese locali rappresentino solo il 13,8% del totale nazionale, ma che garantiscano oltre il 20% del fatturato – continua Carnemolla – si spiega con la presenza in regione di realtà strutturate e importanti come Almaverde Bio, Progeo o Molino Grassi». Sul fronte agricoltura, invece, con 76.781 ettari coltivati al “naturale” (il dato è in lieve calo), l’Emilia-Romagna rappresenta il 6,9% del totale nazionale (1.113.742 ettari): le colture bio occupano circa il 9% delle superfici coltivate in regione e le aziende del settore rappresentano il 2,5% del totale (2.698 su 107.787). Sono invece 805 le industrie di preparazione e trasformazione del biologico lungo la via Emilia, capitanate da Bologna, con 138 aziende.
E da Bologna arrivano infatti le ultime tendenze in fatto di piatti biologici: «In particolare quest’anno – aggiunge Momoli – molti dei nostri espositori propongono alimenti cosiddetti biosenza, ossia alimenti da agricoltura biologica senza zuccheri o senza glutine. E abbiamo anche il biopronto, alimenti già preparati, veloci da cucinare, per rispondere alle esigenze di chi ha poco tempo ma non rinuncia ad alimentarsi in modo sano». A queste novità di mercato si accosta la nuova filosofia del salone: da questa edizione il Sana ospiterà solo operatori certificati del biologico, con una commissione ad hoc di controllo sugli espositori.
A scegliere di acquistare prodotti bio sono «persone benestanti, che possono magari spendere qualcosa in più quando fanno la spesa, con un buon livello culturale e con una particolare attenzione alla salute», nota il presidente Prober, che in una ricerca di un paio d’anni fa aveva anche confermato l’idea di un mondo “giovane”: è infatti emerso che anche tra gli agricoltori bio, il 40% è al di sotto dei 40 anni. «Un quadro – conclude Paolo Carnemolla – da cui si evince che il settore del biologico è uno dei pochi che non solo ha resistito alla crisi ma che non ha subito contrazioni, anzi è costantemente cresciuto dal 2008 a oggi. Anche per questo ritengo che gli operatori meritino, da parte della pubblica amministrazione, un’attenzione che finora gli è stata negata».
Il Sole CentroNord – 8 settembre 2011