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Assunzioni mirate con 2,5 miliardi. Incentivi europei a giovani e lavori hi-tech: le ipotesi per l’occupazione

C’è un altro intervento per la riduzione del costo del lavoro, un pacchetto che viaggia in parallelo al taglio del cuneo fiscale che mercoledì dovrebbe arrivare in consiglio dei ministri. Metterebbe sul piatto 2,5 miliardi di euro, recuperando una parte dei fondi europei che non abbiamo speso. E non sarebbe rivolto a tutti i lavoratori ma concentrato su alcune categorie di persone, giovani e donne, e sull’innovazione tecnologica.

Il nuovo pacchetto dovrebbe superare l’esame della commissione europea, che vigila sul corretto utilizzo dei fondi strutturali. È vero che proprio ieri Bruxelles ha ricordato che i fondi europei «non possono essere usati per coprire la riduzione di imposte». Ma il divieto vale per interventi di carattere generale, che puntano a ridurre per tutti il peso delle tasse sul lavoro. Mentre non regge se gli stessi fondi vengono utilizzati in modo mirato, per creare nuova occupazione e raggiungere alcuni obiettivi tutelati dall’Europa, come la coesione sociale e l’innovazione tecnologica. Sarebbe dunque possibile usare quei fondi per un bonus fiscale riservato ai nuovi assunti che vengono da categorie sociali deboli, come i giovani, le donne e anche i lavoratori over 50 che hanno perso il lavoro. E pure per le nuove assunzioni di giovani qualificati, che possano aiutare le imprese nell’innovazione tecnologica. I fondi europei erano stati usati dal governo Letta per tutte e due le ipotesi: con il bonus per le assunzioni dei giovani varato all’inizio dell’estate con un 1,3 miliardi di euro, che pure non aveva dato i risultati sperati. E per le assunzioni di giovani qualificati con i 250 milioni messi a disposizione appena un mese fa. Il pacchetto bis da 2,5 miliardi è praticamente pronto. Era stato proprio il governo Letta a fare il lavoro di «riprogrammazione» dei fondi non spesi, trovando un accordo con le Regioni per spalmare su tutto il territorio nazionale le risorse destinate originariamente a Sicilia, Calabria, Campania e Puglia. Proprio ieri il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha detto che nel Jobs act ci potrebbero essere delle misure per la «valorizzazione delle imprese di giovani». Di certo non un caso.

Il Corriere della Sera – 8 marzo 2014 

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