Amedeo La Mattina. Non è assolutamente previsto alcun incontro tra Renzi e i rappresentanti sindacali delle forze dell’ordine. Nei prossimi giorni invece il premier vedrà il ministro della Difesa Pinotti e quello dell’Interno Alfano, che stanno lavorando a una difficile ipotesi di accordo.
A Palazzo Chigi ci sarà soprattutto il responsabile dell’Economia Padoan: solo lui potrà quantificare la disponibilità economica del governo a venire incontro alle rivendicazioni di poliziotti, carabinieri, fiamme gialle e militari delle forze armate. Del resto è stato Padoan a inghiottire nella spending review i circa 250 milioni di risparmi che erano stati trovati a luglio nelle pieghe del bilancio dei ministeri ai quali fa capo il comparto Difesa e sicurezza pubblica. Milioni di euro che dovevano servire per anticipare a ottobre lo sblocco del tetto salariale. Pochi per recuperare il miliardo di arretrati perso e nei quattro anni di blocco (ma su questo possono mettersi il cuore in pace). Pochissimi pure per adeguare nel 2015 gli stipendi a qualifiche, promozioni e avanzamenti di grado.
Né Renzi né Padoan sembrano intenzionati a scucire una montagna di soldi in questo momento di crisi finanziaria e mentre si chiede a tutti gli altri dipendenti pubblici di stringere la cinghia, bloccando il rinnovo contrattuale. È vero che si tratta di riconoscere la specialità di un comparto pubblico, ma a Palazzo Chigi e al ministero dell’Economia si tiene il piede sul pedale del freno. I ministri da cui dipendono i carabinieri, poliziotti, Guardia di Finanza, Polizia penitenziaria e Corpo forestale invece premono per ottenere dei giusti riconoscimenti a chi svolge un lavoro particolare: vogliono in tutti i modi scongiurare lo sciopero e qualunque azione di protesta.
Allora si fanno varie ipotesi che comportano diverse disponibilità finanziarie. C’è l’ipotesi minima di anticipare a ottobre lo sblocco del tetto agli stipendi, ma solo fino a dicembre (a gennaio 2015 il blocco tornerebbe). In questo caso si utilizzerebbero quei 250 milioni già trovati a luglio.
C’è un’altra ipotesi, certamente più costosa, che è quella di prevedere un adeguamento progressivo entro un lasso di tempo predefinito in un accordo tra governo e parti sindacali. In questo caso il blocco degli adeguamenti degli stipendi non scatterebbe per gli anni a venire. «Siamo ancora nel campo delle ipotesi – spiega il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico – non c’è alcuna decisione. Bisogna ricercare un’intesa con calma e senza alzare i toni».
Renzi potrebbe cogliere l’opportunità di questa vicenda per fare un primo passo verso forme di accorpamento delle cinque forze di polizia al fine di eliminare duplicazioni di funzioni e di spese. Ma su un passo del genere è contrario il partito del ministro Alfano. «Di fronte al disagio manifestato in queste ore – dice il coordinatore di Ncd Quagliariello – invocare accorpamenti, ristrutturazioni del comparto suona come un diversivo per sfuggire il problema reale che va affrontato attraverso soluzioni condivise».
La Stampa – 7 settembre 2014