Un tribunale ha decretato che la piccola Azaria, di 9 settimane, nel 1980 non fu uccisa dai genitori. La madre era stata condannata all’ergastolo
WASHINGTON – Ora sarà scritto anche nel fascicolo giudiziario: Azaria Chamberlain, scomparsa nel deserto dell’Australia più di trent’anni fa, non è stata uccisa dai genitori ma portata via da un dingo. A decretarlo, dopo aver riesaminato le prove, un tribunale australiano.
LE PAROLE DEL MEDICO – Con una deposizione drammatica e, al tempo stesso toccante, il medico legale Elizabeth Morris ha annunciato alla corte: «Azaria è deceduta a Uluru il 17 agosto 1980 in seguito all’attacco di un dingo. Gli elementi che lo confermano sono chiari, convincenti ed escludono qualsiasi altra ipotesi». A cominciare quella di un delitto orrendo commesso da Lindy e Michael Chamberlain, la mamma e il papà della piccola.
IL CASO GIUDIZIARIO – La storia di Azaria ha rappresentato un incredibile caso giudiziario, sollevando attenzione anche lontano dall’Australia. E, visti i risvolti, non poteva essere diversamente. E’ l’agosto del 1980, i Chamberlain decidono di trascorrere qualche giorno in campeggio vicino alla Ayers Rock. Con loro ci sono Azaria, appena nove settimane di vita, e gli altri due figli. La sera del 17, mentre sono radunati attorno al falò sentono quello che sembra un pianto. Lindy si precipita nella tenda dove aveva lasciato la piccola a dormire. E’ un colpo al cuore: la bimba non c’è più. Qualcuno deve averla rapita. Ma la donna, a sorpresa, suggerisce una teoria allora apparsa strana. Forse è stato un dingo – spiega – che era stato visto nella zona anche da altri turisti. Non le credono.
LA CONDANNA – La magistratura, dopo un’inchiesta zeppa di errori, incrimina la coppia, quindi condanna la mamma all’ergastolo. Per il giudice ha ucciso la figlia, la storia del cane della prateria è una frottola. Lindy va in prigione. E li dovrebbe restare per sempre se non fosse per una svolta causale quanto incredibile. Siamo nell’86 e nella zona della Ayers Rock le squadre di soccorso cercano un escursionista scomparso. Durante la battuta un ranger scopre in una tana di un dingo una tutina identica a quella che indossava Azaria.
LA SVOLTA – E’ una prova determinante che porta al proscioglimento di Lindy. E quella soluzione trova poi conferme indirette nei numerosi attacchi da parte di dingo contro i bambini. Dunque, contrariamente a quanto sostenuto da molti esperti, quegli animali possono rappresentare una minaccia. Lindy torna in libertà, è prosciolta. Però nel fascicolo su Azaria c’è ancora scritto «causa di morte non determinata». Per i due genitori, che nel frattempo si sono separati, è l’ultima ombra. Vogliono cancellarla e chiedono alla magistratura di riguardare le carte. Alla fine di dicembre 2011 partono i nuovi accertamenti chiusi martedì dal verdetto. Un atto formale che toglie qualsiasi dubbio. Ma non il dolore di un padre e di una madre.
Corriere.it – 12 giugno 2012