La bozza d’intesa sull’autonomia non andrà oggi in Consiglio dei ministri. L’atteso summit di ieri sera, infatti, si è protratto fino a notte inoltrata, fornendo comunque un chiaro indizio: sulla bozza dell’autonomia, al di là delle dichiarazioni di intenti, e soprattutto, di facciata, c’è tutt’altro che condivisione tra gli alleati del governo gialloverde.
Il vertice ha avuto inizio ieri sera intorno alle 20 a Palazzo Chigi. Ospiti del premier Giuseppe Conte le «squadre» della Lega, capitanata dal vice premier Matteo Salvini, con il ministro agli Affari regionali Erika Stefani e il viceministro all’Economia Massimo Garavaglia e del M5s, guidata dall’altro vice premier Luigi Di Maio, con il ministro per i Rapporti con il Parlamento Massimo Fraccaro (che all’ultimo momento ha sostituito la collega Barbara Lezzi che ha la delega al Sud e più volte si è detta contraria all’autonomia) e il sottosegretario agli Affari regionali Massimo Buffagni.
Clima piuttosto teso, conseguenza della situazione che sta mettendo a rischio la tenuta del governo. Le prime informazioni arrivano intorno alle 22.15, quando Matteo Salvini, nel frattempo sostituito al vertice con Conte dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, compare a «Cartabianca», ospite di Bianca Berlinguer, che subito gli chiede dell’autonomia. «Avere in Italia – le parole del leader leghista- meno burocrazia, con una macchina pubblica che amministra più velocemente, credo sia un vantaggio dalla Sicilia a Bolzano». Ma come sta andando il vertice?, lo incalza l’ex direttrice del Tg3. «C’è qualche discussione a livello di burocrazia ministeriale, dove c’è gente che pur di non perdere la gestione di un pennarello o di una matita sai cosa farebbe… diciamo che ci sono lavori in corso». Un Salvini all’apparenza (ma non troppo) infastidito dal fatto che il premier Conte abbia voluto attorno al tavolo molti tecnic (ecco spiegata la frecciata ai burocrati), che in modo secco, alla domanda se oggi l’autonomia andrà o meno in Consiglio dei ministri, risponde: «Come ho già avuto modo di dire, noi della Lega siamo pronti da parecchio tempo». Alla fine, la bozza resterà ancora una volta al palo.
Fonti grilline fanno infatti sapere che tutti i partecipanti al vertice «sono consapevoli che oggettivamente il testo sull’autonomia non è pronto». Fonti leghiste lasciano a loro volta trasparire una certa insofferenza sul fatto che i tecnici voluti da Conte discutano «punto su punto ogni singolo capitolo della bozza di intesa sull’autonomia differenziata». Ma non solo, a tarda sera gli uomini del Carroccio sbottano: «Sull’autonomia i 5 stelle fanno muro e si nascondo dietro ai burocrati. È stata l’ennesima riunione a vuoto. Ora i grillini chiedono tempo e un incontro il prossimo mercoledì. Nessun nodo, nel frattempo, è stato risolto. Loro bloccano qualsiasi iniziativa».
Insomma, fatte salve le posizioni dei due «alleati» di governo sulla riforma oggetto del summit, l’impressione – e i tempi lunghi del vertice lo stanno a testimoniare – è che l’accordo sia ancora lontano da raggiungere. La Lega, sulla scia della vittoria olimpica, ha provato l’accelerazione sull’autonomia, ma i grillini, se vogliamo sulla scia della sconfitta olimpica (Torino e Roma, le due città che hanno scelto di non candidarsi per i Giochi, pur se in periodi diversi, sono entrambe a giuda M5s) hanno opposto resistenza, aiutati, in questo, dal premier Conte che ha schierato attorno al tavolo quei «burocrati» che sono rimasti indigesti al leader leghista Salvini.
IL Corriere del Veneto