Per il Veneto il 2016 sarà l’anno dell’autonomia. Sullo storico cavallo di battaglia della Lega Nord è notoriamente già in sella Luca Zaia: «Entro due mesi sarà pronto il progetto per il referendum consultivo», ha dichiarato ieri il governatore a Rete Veneta.
Un annuncio arrivato in risposta alla provocazione («L’autonomia non si rivendica, si esercita») di Gianclaudio Bressa, il sottosegretario agli Affari Regionali che poco prima aveva galvanizzato i «Praglia-dem», riuniti nel complesso benedettino di Teolo per cominciare la lunga marcia del Pd a sostegno della riforma costituzionale e di un nuovo rapporto fra lo Stato e le Regioni.
I futuri #sentieriveneti, ciclo di seminari con cui il Partito Democratico «rialza la testa dopo la deludente sconfitta elettorale», passeranno dunque per il federalismo differenziato, vale a dire la possibilità per le Regioni con i bilanci in equilibrio di ottenere forme e condizioni particolari di autonomia in materie di competenza esclusiva dello Stato. «Un’opportunità simile era stata inserita in Costituzione ancora nel 2001 – ha ricordato Bressa – ma in quindici anni nessuna Regione ne ha mai approfittato. Ora però, grazie ad un emendamento dei senatori veneti, questa inerzia sarà superata. Chiederei dunque ai consiglieri regionali di presentare una loro proposta strutturata di autonomia». Idea raccolta dal senatore Giorgio Santini, anima insieme all’ex sindaco reggente Ivo Rossi del convegno padovano, a cui ha partecipato anche il leader nazionale delle nuove Province Achille Variati: «Non appena i cittadini confermeranno la modifica della Costituzione, il Pd si farà promotore di un immediato disegno di legge in consiglio regionale per ottenere da Roma tutti gli spazi di autonomia consentiti dalla nuova norma: le politiche attive del lavoro, le politiche sociali, il governo del territorio, la scuola, l’università, la tutela dei beni culturali, l’ambiente, il turismo, il commercio estero».
I dem provano quindi a sorpassare i leghisti bypassando il Balbi e puntando dritti su Ferro Fini. «Nel 2012 la giunta mandò in consiglio tre progetti di legge su questo tema, ma trovammo nella maggioranza i complici di Roma nell’ostacolare il negoziato col governo», ha ricordato con malcelata perfidia il numero uno dell’assemblea legislativa Roberto Ciambetti, ospite dell’appuntamento del centrosinistra, alludendo alla posizione di Ncd, all’epoca alleato e adesso all’opposizione proprio col Pd. Come dire: vediamo se ce la fate. È chiaro che la sfida è aperta e a rintuzzarla sono stati ieri ancora Zaia e Bressa. «Il governo parla di federalismo, ma nel frattempo introduce la supremazia statale contro le Regioni», ha lamentato a distanza il presidente, riferendosi alla clausola inserita nel disegno di legge Boschi secondo cui lo Stato può intervenire anche nelle materia di competenza esclusiva degli enti locali, quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica o dell’interesse nazionale. «Capisco la propaganda politica ma se la proposta non si trasforma in azione, resta solo un corto circuito», ha rilanciato il sottosegretario.
Non è però escluso che, se davvero il 2016 sarà l’anno dell’autonomia per il Veneto, alla fine le due posizioni possano avvicinarsi. E nel ruolo di pontiere potrebbe ritrovarsi ancora una volta la deputata dem, e da tempo schierata sul fronte dell’autonomia, Simonetta Rubinato. L’ipotesi di incontro consisterebbe nel far coincidere ad ottobre il referendum sull’autonomia con quello sulla riforma costituzionale: «Ho già sentito gli uffici del Viminale – fa sapere – e mi è stato confermato che sul piano tecnico è possibile, concordando alcune disposizioni tra Stato e Regione, su orario di chiusura dei seggi, ordine dello scrutinio e ripartizione dei costi, in questo modo ridotti. Quindi ora tocca al presidente del Veneto rompere gli indugi e prendere l’iniziativa per negoziare il referendum day».
Angela Pederiva – Il Corriere del Veneto – 17 gennaio 2016