Il responsabile del servizio veterinario e igiene della Regione Emilia Romagna avverte che non ci sono pericoli per gli umani. E intanto la Cgil lancia l’allarme occupazione per chi lavora nel settore
“Le uova in commercio provenienti dalle Regioni interessate dai tre focolai di aviaria registrati fino ad oggi sono sicure e non c’è nessun problema nel consumarle. Ma i gusci non vanno dati da mangiare, ad esempio, ad altre galline, perché potrebbero essere contaminati con il virus. E infettare altri esemplari. Ma questo non è un pericolo per l’uomo”. Ad affermalo all’Adnkronos Salute è Gabriele Squintani, responsabile del servizio veterinario e igiene della Regione Emilia Romagna.
Alla domanda se nei prossimi giorni ci sia la possibiltà che dai controlli del ministero della Salute e delle Regioni emergano altri focolai, l’esperto risponde che “il virus ha venti giorni per manifestarsi, quindi è difficile fare previsioni certe. L’allerta sanitaria – osserva – riguarda comunque anche il mese di settembre”.
I provvedimenti. All’abbattimento dei 700.000 volatili di tre allevamenti colpiti da influenza aviaria, da lunedì si aggiungeranno le stesse operazioni per le oltre 200.000 galline sane della società agricola Morgante di Occhiobello (Rovigo). E’ uno stabilimento della stessa filiera del gruppo Eurovo (che in quel sito dichiara una capacità di 500.000 esemplari) alla quale appartengono anche i due allevamenti di ovaiole colpiti in Emilia, a Ostellato (Ferrara) e Mordano (Bologna). Dopo l’emergere ieri del terzo focolaio (un allevamento di 18.000 tacchini a Portomaggiore), che è il secondo nel Ferrarese, nella frazione veneta di Santa Maria Maddalena subito aldilà del Po, il Comune di Occhiobello ha emanato un’ordinanza di abbattimento preventivo di animali sani, dopo l’esito negativo delle indagini sierologiche e virologiche dell’azienda sanitaria Ulss 18, e senza alcun sospetto di malattia né di mortalità anomala. Intanto in Emilia-Romagna proseguono le operazioni di abbattimento decise per le 128.000 ovaiole di Ostellato e per le quasi 600.000 di Mordano (Bologna) e per i 18.000 tacchini. Proseguono anche le misure precauzionali (che non riguardano però le uova confezionate): per evitare la diffusione del virus, tutte le uova prodotte in Emilia-Romagna sono vincolate al confezionamento nella regione, per ridurre al massimo il contatto con altri animali, gli unici a rischiare il contagio. Per le carni avicole c’é il vincolo ministeriale di macellazione nella regione anche se nessun allevamento di polli risulta colpito. Per la produzione dei due allevamenti di galline colpiti è invece in corso il ritiro dal mercato per la distruzione: si parla di diversi milioni di uova prodotte dall’inizio di agosto.
L’allarme Cgil per i lavoratori. Accanto alle preoccupazioni per la salute pubblica, cui si cerca di dare risposta da parte di Regione e Istituto superiore di sanità, vi sono anche altri timori che aleggiano attorno alla diffusione di aviaria in Emilia-Romagna, con tre allevamenti (due di galline ovaiole e uno di tacchini) colpiti in pochi giorni fra il Bolognese e il Ferrarese.
Negli allevamenti colpiti, avverte Ivano Gualerzi (Cgil Emilia-Romagna), ”il 95% dei lavoratori sono avventizi e non hanno ammortizzatori sociali. Per i lavoratori a tempo indeterminato – precisa Gualerzi – intervengono i normali ammortizzatori, ma per gli avventizi no, tanto che nella prima grande influenza aviaria intervenne lo Stato e si trovò una soluzione nazionale”.
Sono 150 i lavoratori dei tre allevamenti. Il blocco dell’attività produttiva dura 30 giorni a partire dalla prima disinfezione dei locali. Un blocco in cui ”gli avventizi – precisa Gualerzi all’Ansa – sono doppiamente penalizzati: non solo perdono un mese di lavoro quest’anno, ma quando andranno a richiedere all’inizio del 2014 la consueta disoccupazione agricola, che si calcola in base alle giornate lavorate l’anno precedente, avranno la decurtazione di quel mese di blocco”.
Repubblica – 25 agosto 2013