L’effetto è quello di una densa nuvola bianca che si staglia sul gelido cielo invernale: sono i gabbiani che a centinaia in questi giorni di temperature polari volano bassi a fior d’acqua, non solo nelle acque della laguna ma anche nel cuore della città, in bacino San Marco. Inseguono il cibo, ovvero il pesce. I pesci infatti, e soprattutto i cefali, sono intontiti dalle basse temperature, per loro proibitive, e nuotano più lenti e impacciati.
A vista d’occhio si nota che sono del tutto incapaci di opporre resistenza alle correnti, tanto che vengono sollevati dalle scie dei vaporetti e delle barche che navigano in laguna. Ed ecco che i gabbiani, voraci, ne approfittano all’istante.
«I gabbiani seguono i vaporetti con le loro scie piene di pesce — spiega Luca Mizzan, direttore del Museo di Storia Naturale di Venezia — per loro è cibo a facile portata e, affamati, ne approfittano». Addio dunque ai banchetti a base di immondizie sottratte dai sacchetti della spazzatura, con il freddo e con il pesce facile i gabbiani scelgono di tornare in acqua e pescare. Il gelo di questi giorni in tutta la laguna e nella gronda, soprattutto nelle valli dove l’acqua è più bassa e più ferma e dunque ghiaccia con maggior facilità, sta provocando una notevole morìa di pesci, incapaci di sopravvivere a simili temperature. Ed ecco che il pesce sale a galla agonizzante, diventando banchetto per gli uccelli. «In tutta la gronda oltre ai gabbiani si buttano sul cibo gazzette e aironi — prosegue Mizzan — è un fenomeno che si ripete negli inverni in cui le acque iniziano a ghiacciare». Tra i rii della città un altro curioso avvenimento da qualche giorno sta catturando l’attenzione di veneziani e turisti, con tanto di video che riempiono le bacheche dei social network: sono tratti d’acqua diventati quasi solidi dalla quantità di cefali ammassati in poco spazio. A un primo sguardo potrebbe sembrare qualche grosso oggetto, magari un pezzo di legno abbandonato in un rio che affiora a pelo d’acqua, invece sono migliaia di cefali attaccati l’uno all’altro, che tentano di sopravvivere ad un ambiente tanto ostile. Sono stati visti a due passi da campo Santa Margherita, in rio di San Barnaba, a San Marco nel rio dietro il Teatro la Fenice, ma anche a San Giuliano e nelle acque della gronda.
Spiega Mizzan: «Sono cefali che si uniscono formando nuvole di migliaia e migliaia di esemplari, sono in cerca di acqua che abbia migliori condizioni, si ammassano in acque dalla minor salinità, vanno in cerca di questo tipo di correnti». Gli esperti studiano il fenomeno da vicino, indagando la salinità e le correnti che si formano anche nei rii interni della città. Quella delle nuvole di cefali non è comunque un fenomeno nuovo: era successo ad esempio anche nel rigido inverno di tre anni fa. Una grossa concentrazione di cefali era stata notata nel canale principale di Murano e anche in quell’occasione il video era rimbalzato in rete. Così, attorno alle nuvole di pesce, ecco che compaiono inesorabili i gabbiani in cerca di cibo facile. «Per loro è un po’ come essere al supermercato — chiude Mizzan — hanno pesce a volontà e molto facile da prendere». La situazione nei prossimi giorni non è destinata a migliorare: fino a sabato la Protezione civile ha dichiarato lo stato di attenzione per nevicate e gelate in tutta la regione. La neve cadrà in montagna e in collina anche a basse quote, mentre in pianura è attesa neve mista a pioggia, soprattutto oggi. Per le strade saranno in azione mezzi spargisale e agli automobilisti si raccomanda massima attenzione.
Elisa Lorenzini – Il Corriere del Veneto – 13 dicembre 2017