Il governo leghista della Regione Veneto ha imposto, a colpi di maggioranza, prima in V commissione, dove si trattano le politiche sanitarie e sociali, ed in aula poi, la legge di riforma del sistema sanitario regionale.
La cosa macroscopica che è arrivata a tutti i cittadini è stata la riduzione delle ulss da 21 a 11 e tutto per ridurre le spese di circa 90 milioni di euro annui (come affermò l’assessore Coletto il 20 ottobre 2016 con il suo comunicato n° 1430), quando tutto sarà a regime.
Peccato che, già nel primo anno di attività, siano stai messi a bilancio circa 63 milioni di euro per farla partire. Ma si sa, le spese iniziali verranno assorbite nel tempo.
Azienda 0 gestirà quindi tutti gli appalti in maniera centralizzata, ed in ogni territorio regionale ci sono persone dismesse, dai servizi di cucina, solo per fare un esempio, che erano in appalto a cooperative relativamente piccole ma presenti da decenni in ogni realtà.
I nuovi mega concorsi centralizzati per le cucine prevedranno una soluzione chiamata cook and chill: cucino anche giorni prima, a centinaia di km di distanza, e poi te lo riporto nella struttura dove qualcuno lo riscalderà! Tanto per l’utente finale, ormai chiamato cliente, non cambierà nulla: avrà il suo piatto per i pranzi, pancia piena anche a qualità inferiore.
Però nessuna parola da parte della regione sui dipendenti dei servizi locali che perderanno il lavoro, nessuna clausola di salvaguardia per loro, solo puri numeri ed economie di scala su una platea di lavoratori quasi esclusivamente femminile.
Ora su Rovigo, provincia nella quale risiedo, la regione ha definitivamente gettato la maschera: tre ospedali pubblici sono troppi: troppe spese a fronte di rimesse regionali sempre inferiori.
Sembra che la colpa sia sempre della spesa del personale sanitario.
Peccato che ad oggi, nella pianta organica, manchino 438 dipendenti: 64 medici e 372 nelle professionalità infermieristiche e tecniche sanitarie.
Quanti milioni di spesa in meno? Come può imputare un aumento di spesa per il personale per anno in corso previsto di + 0,6%?
Perché non si punta il dito verso ad una politica decisa di contrazione di spesa verso le strutture private? Lo abbiamo detto tante volte, riportiamo tutto quello che possiamo all’interno degli ospedali pubblici e lasciamo che i privati facciano i privati, assumendosi il rischio d’impresa.
Mancano 438 operatori negli ospedali pubblici polesani, molti di questi, potrebbero essere assunti dalle strutture private, che vedrebbero una riduzione del loro fatturato garantito.
Perché si ventilano riduzioni di spesa sempre nel pubblico? Credo che un direttore generale, pagato dalla collettività, anche se nominato dal presidente Zaia, dovrebbe lavorare per implementare le strutture pubbliche e non portare avanti una politica di terrorismo psicologico nei territori.
Ritorniamo a qualcosa che va oltre la provincia di Rovigo: ci raccontano che l’aumento IRPEF, che voteremo in aula da martedì prossimo, servirà per coprire le spese della costruzione di una strada, la Pedemontana, perché chi aveva vinto l’appalto per costruirla, ora non ha più un euro per farlo; solo regione veneto e lo stato italiano, hanno sino ad ora finanziato tale opera, il privato ad oggi non ha messo la quota che doveva.
La regione non aveva previsto nessuna penale per questa inadempienza; ora si metteranno a disposizione miliardi di euro ad un soggetto privato, inadempiente, perché porti a termine un’opera appena iniziata: un privato cittadino, una piccola ditta individuale ed artigiana, si sarebbe comportata così verso un debitore inadempiente?
Ovviamente ho ridotto di molto la questione ma questo è il senso.
Con IRPEF recupereranno circa 300 milioni di euro per poter far partire la richiesta di un mutuo trentennale, di cui solo 16,5 milioni annui, andranno per la Pedemontana.
Non è che il resto serva per coprire buchi di bilancio strutturali, nella sanità per prima?
26 marzo 2017