Sede dell’associazione provinciale a Campagnola nel mirino con manifesti offensivi. Il presidente: «Ci preoccupa il fanatismo, dev’essere motivato dal fatto che solo noi abbiamo contestato il calendario venatorio»
Nell’imminenza dell’apertura della caccia, Pietro Pacciani diventa l’icona del blitz dei «Cento per cento animalisti» contro i seguaci di Diana dell’associazione cacciatori veneti, sede provinciale a Campagnola, che conta 2.300 iscritti.
Con l’effige del presunto mostro di Firenze, gli animalisti hanno infatti tappezzato la vetrata della sede di via Pio XII nella notte tra mercoledì e giovedì. Le scritte sui manifesti puntano dritto al bersaglio: «Pietro Pacciani, il mostro di Firenze. Stupratore … assassino … cacciatore!». A fianco un aforisma coniato da Lev Tolstoj: «Dall’uccidere gli animali all’uccidere gli uomini il passo è breve». Il raid dei protettori degli animali ha tappezzato più sedi di diverse associazioni venatorie del Veneto e anche della Lombardia.
«L’accostamento con Pacciani è piuttosto pesante, se non lo si prende come una goliardata», mastica amaro il presidente provinciale dell’Avc Massimo Moranduzzo uscendo dalla stazione dei carabinieri di Zevio, dove ha segnalato la vicenda. «Preoccupa il fanatismo quando arriva a certi eccessi», aggiunge.
Moranduzzo non ha dubbi sul movente del blitz: «Ce l’hanno con la nostra associazione perché è stata l’unica a contestare il calendario venatorio regionale, che ancora una volta penalizza drasticamente i cacciatori». In altre parole, il presidente ritiene che Venezia disponga seguendo la logica del cacciare meno per cacciare meglio, che tradotta in pratica equivarrebbe a cacciare sempre meno e di conseguenza anche peggio.
Moranduzzo non ci sta a finire nel mirino di Centopercento animalisti: «L’Acv si caratterizza nel portare avanti i diritti dei cacciatori, categoria che lavora per migliorare l’ambiente e favorire una pianificazione faunistica con tanto di regolamenti sulle catture. Si deve ai cacciatori il rifiorire demografico di selvatici pregiati, lepri in primis, non certo a Centopercento animalisti. La nostra categoria è composta da persone responsabili che collaborano con il mondo agricolo per il controllo delle nutrie e dei corvidi. Le doppiette del 2000, insomma, hanno una figura diversa rispetto al passato. E certo non hanno nulla da spartire con il mostro di Firenze».
L’arringa del presidente prosegue definendo una «provocazione inaccettabile quella di Centopercento animalisti, volta ad esasperare la categoria con l’obiettivo di far scattare repliche che, per solo qualche parola di tropo, potrebbero far scattare il ritiro della licenza di caccia, armi e cartucce. Legittimo avere idee diverse dalle nostre, non altrettanto considerarci alla stregua di assassini».
Il 18 settembre si aprirà la stagione venatoria. Intanto il presidente auspica: «Ognuno resti al proprio posto».
Duro il comunicato stampa diramanato da Centopercento animalisti a blitz ultimato: «Fino al 31 gennaio 2012 60 milioni di cittadini non potranno più andare tranquillamente a fare escursioni in montagna, passeggiare nei boschi, raccogliere funghi e far correre il cane nei campi, perché meno di 700mila maniaci armati circoleranno sparando a tutto quel che si muove. La caccia non ha giustificazione: è solo nociva e distruttiva, l’espressione di personalità che godono uccidendo. I cacciatori sono dei vigliacchi: ammazzano chi non può difendersi. Grossi interessi girano intorno a questa sporca attività. E politicanti senza scrupoli difendono i privilegi di questa minoranza in cambio di voti per mantenersi la poltrona. Perfetto esempio di voto di scambio».
L’Arena 10 settembre 2011