Blue tongue: ecco il bilancio sulle vaccinazioni dell’Asl 1 di Sassari. 440mila i capi coinvolti, 26mila quelli morti
In occasione del convegno sulla Blue Tongue svoltosi il 19 giugno, al Dipartimento di Veterinaria dell’Università di Sassari, il Servizio di Sanità Animale della Asl di Sassari, ha illustrato i dati definitivi dell’epidemia per Febbre Catarrale degli Ovini nel 2013. Secondo i dati forniti dal Dipartimento di Prevenzione, rappresentati dal direttore Francesco Sgarangella e dal Daniela Marongiu, il virus sierotipo “Btv1” ha interessato nel territorio di competenza della Asl di Sassari 1.344 aziende ovine su un totale di 3mila presenti.
Sono stati interessati dai focolaio oltre 440mila capi coinvolti. L’epidemia ha provocato nel 2013 la morte di oltre 26mila capi ed importanti danni indiretti in particolare sulla sfera riproduttiva.
Per quanto riguarda la campagna di vaccinazione per il 2014, la Asl di Sassari è stata incaricata dalla Regione ad effettuare l’acquisto dei presidi vaccinali per tutta la Sardegna. L’Azienda Sanitaria ha proceduto quindi all’acquisto dei vaccini siero tipo Btv1, le cui prime 2.300mila dosi sono state consegnate a partire dalla prima settimana di aprile. Nei prossimi giorni, è previsto l’arrivo del terzo lotto e quindi a seguire del quarto ed ultimo lotto per un totale 3.700mila dosi. Inoltre, sono in arrivo anche 1.300mila dosi dei sierotipi “2/4” per fronteggiare eventuali emergenze. La campagna di vaccinazione nella Asl di Sassari è attualmente in corso secondo le indicazioni e la strategia prevista nel protocollo redatto dall’Osservatorio Epidemiologico Regionale, Centro di Referenza Nazionale di Teramo, Ministero della Salute sulla base delle conclusioni dell’Unità di Crisi Regionale.
Le prime operazioni della profilassi hanno interessato già da febbraio la zona del Distretto di Alghero, considerata a maggior rischio di epidemia, in quanto non interessata dagli eventi del 2013. In particolare, le azioni sanitarie hanno interessato i comuni di Bonorva, Giave, Cossoine, Pozzomaggiore, e quindi del Mejlogu, sia per proteggere i capi sensibili, sia per mettere in sicurezza l’area di Villanova Monteleone e garantire la vendita di centinaia di bovini. La profilassi ha coinvolto anche altre zone della provincia di Sassari a maggior rischio, in particolare il Distretto di Ozieri, Goceano, la Nurra e l’Anglona. Ad oggi, sono state interessate dalla vaccinazione un totale di 1700 aziende ovine su circa 3mila presenti nell’Asl di Sassari con una percentuale del 56percento, mentre gli interventi vaccinali sono stati oltre 780mila su circa 1.400mila previsti (55.71percento). L’ottima performance del servizio è stata favorita sia dalle importanti risorse messe a disposizione dalla Direzione Aziendale dell’Asl di Sassari, sia dalla professionalità e impegno messo in campo dai veterinari e personale tecnico ed amministrativo, nonché dalla collaborazione e disponibilità degli allevatori e delle loro Associazioni di Categoria che stanno supportando tale attività.
«L’obiettivo – ha spiegato il direttore del Dipartimento di Prevenzione – è quello di raggiungere prima del mese di agosto una copertura immunitaria di almeno l’80percento del patrimonio sensibile per evitare una nuova devastante epidemia». Il Servizio di Sanità Animale ha rassicurato che «il vaccino utilizzato è un monovalente Btv1, spento e quindi innocuo, ma efficace che necessità di un richiamo». Quindi le raccomandazioni sulla necessità di ricorrere all’attività di profilassi: «Alla base di un’efficace azione di prevenzione contro la blue tongue è necessario agire contro i due nemici: l’insetto vettore con la profilassi diretta a carico di allevatori e enti pubblici e la profilassi indiretta con la vaccinazione. Le condizioni meteo-climatiche purtroppo sono favorevoli anche quest’anno ad un importante sviluppo degli insetti vettori – ha ribadito Sgarangella – e quindi c’è il rischio di una possibile epidemia, se non si mettono in campo tutte le opportune misure di profilassi. E’ fondamentale che non ci siano zone scoperte dalla profilassi perché ciò potrebbe provocare una rottura immunitaria con la conseguente diffusione del virus che rischierebbe di vanificare l’enorme lavoro dei veterinari e degli allevatori».
Algheur – 20 giugno 2014