La Corte Costituzionale dà ragione al Veneto su una delle tante leggi impugnate dal governo: quella promossa da Leonardo Padrin (FI), presidente della commissione Sanità, che attribuisce alla giunta la facoltà di inserire «apposite clausole» nel contratto degli specializzandi. Ovvero prevede che le 90 borse di studio pagate ogni anno dalla Regione in integrazione alle 400 statali per la specializzazione dei nuovi medici vadano ai neolaureati a Padova e a Verona, pronti a restare tre anni in Veneto dopo il termine del tirocinio.
La Consulta ha stabilito che tale norma «non lede le prerogative statali in materia di istruzione, professioni e tutela della salute, né i principi di libera circolazione dei medici e di riconoscimento dei loro titoli». E ha considerato «generiche» e «infondate» le accuse del governo sulla disparità di trattamento tra specializzandi. «E’ la stessa normativa statale — spiega la sentenza — a lasciare aperto uno spazio di intervento per il legislatore regionale. Nè la clausola che riserva alla giunta veneta la possibilità di aggiungere ai contratti di formazione regionale specifiche condizioni modifica lo schema tipo del contratto disciplinato dallo Stato».
«E’ un traguardo importante — commenta Padrin — prima di tutto perchè consente al Veneto di non gettare nel calderone nazionale i soldi ogni anno presi dal proprio fondo sanitario per le borse di studio (27 milioni nel triennio 2013/2015, ndr). Risorse che ora, a dispetto della graduatoria nazionale degli specializzandi, formeranno medici da impiegare poi nei nostri ospedali. E ce n’è bisogno, vista la carenza soprattutto di alcune figure (anestesisti, pediatri, ortopedici, medici dell’urgenza-emergenza ndr). E poi la sentenza della Consulta riconosce la discrezionalità in materia del Veneto, dunque apripista per rivendicazioni simili che adesso altre Regioni potranno avanzare». Nello specifico, ogni anno Palazzo Balbi finanzia 55 borse per l’Università di Padova e 35 per l’Ateneo di Verona, ognuna delle quali vale circa 100 mila euro. Ora la legge dovrà passare in giunta, incaricata di specificare le «apposite clausole», dopodichè riceverà il parere obbligatorio della commissione Sanità e quindi sarà applicata. Ormai si parla del 2015, anche perchè quest’anno le borse di studio statali saranno assegnate in settembre.
M.N.M. – Corriere del Veneto – 17 maggio 2014