Cacciatori con cani e fucili Verona. A guardare le province di provenienza, si ha il quadro di riferimento delle regioni italiane dove viene praticata la caccia con i richiami vivi.
Pratica incredibilmente consentita e che continua ad alimentare un fiorente commercio di implumi illegalmente prelevati dal nido. L’ultimo intervento è avvenuto a Salorno, in provincia di Bolzano. I Carabinieri della locale Stazione, unitamente ai militari della Stazione di Cortaccia, hanno provveduto a denunciare tre bracconieri provenienti dalla provincia di Verona. Si tratta di U.V. di anni 44 e di S.M. di anni 45, entrambi di Sona. Un terzo, G.G. di anni 50, è invece residente a Bussolengo. I Carabinieri li avevano notati mentre erano fermi in una piazzola di sosta, nei pressi della campagna di Solorno.
Alla vista dei militari si sono subito innervositi, attirando in tal maniera ancor di più l’attenzione delle Forze dell’Ordine. Ed infatti, nel sedile posteriore, detenevano in una scatola occultata da una giacca, due nidi con all’interno sei pulcini di Tordo (nella foto). Al momento del ritrovamento, gli animali sembravano morti. I Carabinieri hanno avvisato subito il Corpo Forestale della Provincia di Bolzano ed il successivo trasferimento nel Centro di Tirolo, ha consentito che potessero essere subito rifocillati ed avere salva la vita.
I tre uomini avrebbero dichiarato ai Carabinieri di rifornire chi poi avrebbe utilizzati gli uccellini come richiami vivi. Gli animali sarebbero stati venduti ad un prezzo variabile tra 70 e 120 euro. Sequestrati, oltre ai due nidi con gli implumi, anche una tenaglia, un bastone per la raccolta dei nidi e del mangime.
I pulcini sarebbero serviti solo se maschi, ovvero gli unici in grado di cantare e per questo portare a tiro di fucile i selvatici. Per riconoscere il sesso, gli animali vengono sottoposti alla pratica del sessaggio. Aperto il ventre con l’ausilio di una lametta da barba, ed allargando la ferita con degli stecchini, si arriva così a vedere gli organi sessuali ed accertare il sesso. I maschi vengono incollati con l’ausilio di un preparato ad uso chirurgico, mentre le femmine vengono subito eliminate. Un anellino attestante falsamente la nascita in cattività servirà a riciclare il tutto.
L’Arena – 5 giugno 2012