L’ultimo focolaio in Italia trovato a Bergamo nel 2011. Anche l’Italia, assieme ad alcuni paesi della Ue, potrà decidere di non sottoporre più al test sulla Bse tutti i bovini macellati sani sopra i 72 mesi. Dal primo gennaio 2013 è entrato in vigore un nuovo regime di sorveglianza che consente infatti di analizzare soltanto un campione annuale minimo di animali macellati sani di età superiore a 72 mesi.
Lo ha stabilito Bruxelles modificando le disposizioni relative al sistema di sorveglianza dei bovini macellati sani e di conseguenza anche la decisione 719 del 2009 che autorizza una lista di 25 Stati membri a rivedere il proprio programma annuale di controllo dell’encefalopatia spongiforme bovina.
La psicosi del morbo della mucca pazza è oggi alle spalle e la tendenza alla diminuzione dei casi di bovini colpiti dalla malattia nell’Unione europea ha reso non più necessario eseguire le prove su tutti gli animali macellati sani. Ciascuno dei 25 paesi della Ue avrà quindi la facoltà di stabilire di non rendere obbligatoria l’esecuzione del test su tutti i capi.
In questa direzione si è espressa anche l’Efsa, l’Autorità per la sicurezza alimentare di Parma, che nel 2012 aveva approvato «una relazione di assistenza tecnica e scientifica sulle dimensioni minime dei campioni da sottoporre al test qualora sia autorizzato un regime annuale di test della Bse su base statistica per i bovini macellati sani». L’autorità aveva concluso che il sistema di sorveglianza basato sull’esecuzione del test solo per i capi morti, la macellazione d’urgenza e i casi clinici sospetti renderebbe ugualmente efficienti le norme internazionali sui sistemi di sorveglianza della Bse.
Le prove per la ricerca della Bse continueranno a essere eseguite sui capi di età superiore ai 48 mesi macellati d’urgenza, morti o con segni clinici di malattia. A partire dall’1 luglio 2011 il ministero della Salute del nostro paese aveva elevato da 48 a 72 mesi l’età dei bovini a partire dalla quale diveniva obbligatorio il test Bse, stabilendo però anche che dovesse essere eseguito, da quel momento, per campionamento e non più su tutti gli animali. La decisione si era basata sul parere dell’Efsa del 9 dicembre 2010 in base al quale, «dove il limite d’età per il test di controllo della Bse fosse portato a 72 mesi per gli animali sani macellati, nel 2011 passerebbe prevedibilmente inosservato meno di un caso di Bse classica».
Secondo l’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise l’ultimo focolaio di Bse in Italia (in base ai dati presenti sul Sistema informativo malattie animali nazionale) è stato rilevato nel gennaio del 2011 in Lombardia a Bergamo. Dal 2005 a oggi questo è il secondo focolaio italiano. In base ai dati del ministero della Salute le misure di eradicazione in Italia hanno portato all’abbattimento e distruzione di circa 13mila bovini. Dal 2001 a oggi sono stati eseguiti oltre 6 milioni di test finanziati dallo Stato italiano per un costo stimabile intorno ai 100 milioni di euro.
Agrisole – 9 marzo 2013