Domani l’assemblea regionale rinnoverà il consiglio d’amministrazione di Veneto Sviluppo. Un adempimento istituzionale più volte rimandato per contrasti nella maggioranza di centrodestra, che giunge in sensibile ritardo rispetto al calendario ordinario, preceduto dal monito di Bankitalia (ente vigilante su VS) circa i rischi di nullità degli atti deliberati da un organismo ormai scaduto.
Alla presidenza della società finanziaria (dotata di 700 milioni in fondi di rotazione e di decine di partecipazioni societarie) si profila un cambio della guardia: il veronese Marco Vanoni (di area leghista-tosiana) resterà ai vertici ma cederà la poltrona di comando a un manager trevigiano indicato direttamente dal governatore Luca Zaia: sulla sua identità prevale il riserbo, accompagnato da indiscrezioni che lo vogliono espressione di ambienti accademici e finanziari. Le nomine che spettano alla politica sono 7 e altrettante competono alle banche socie, che da tempo hanno designato i loro candidati. In casa leghista i candidati sono l’uscente Vanoni; il padovano Flavio Manzolini già assessore provinciale e ora presidente dell’ente Turismo Padova Terme euganee (sul quale però manca ancora l’unanimità del gruppo padano); e il misterioso presidente in pectore indicato da Zaia. Bocche cucite nel Pdl, che dopo estenuanti litigi ha raggiunto l’accordo sui 2 nomi di spettanza mentre, sul fronte dell’opposizione il Pd (favorevole a uno snellimento del cda), opterà per Giovanni Cattelan, un dirigente d’impresa vicentino, e Nerino Chiereghin, amministratore di multiutility a Rovigo. Ma aldilà dell’organigramma, emerge la volontà di modificare la rotta della finanziaria regionale, accentuando il suo impegno nel credito agevolato alla piccola e media impresa, ad oggi ritenuto insufficiente. In questo senso muove il documento di indirizzo fortemente voluto dai pidiellini: «Oggi lo metteremo a punto con il contributo di tutto il consiglio», annunciano il capogruppo Dario Bond e il vice Piergiorgio Cortelazzo «vogliamo che Veneto Sviluppo riparta con una mission ben precisa, quella di sostenere lo sforzo di ripresa delle microaziende, vera colonna portante della nostra economia». Segnali di disponibilità dallo speaker del Carroccio Federico Caner («Siamo pronti, i ritardi non sono addebitabili al nostro gruppo») mentre l’opposizione ribadisce la necessità di riformare la “cassaforte” regionale. «Veneto Sviluppo si è configurata come una banca di estrazione confindustriale, lontana fisicamente e concettualmente dalle pmi e dalle loro esigenze», commenta il capogruppo democratico Laura Puppato «il cambiamento deve partire da qui, altrimenti i documenti d’intenti diventano la foglia di fico che copre ritardi e scontri di potere nella maggioranza». «La finanziaria regionale è troppo amica delle banche», rincara il segretario dell’Idv Gennaro Marotta «e finora la distribuzione dei suoi fondi ha premiato maggiormente chi ha finalità di natura economica e non mutualistica, a svantaggio di imprenditori, artigiani e aziende che sono con l’acqua alla gola e si vedono negato ogni credito. Se la Regione segue le stesse logiche, che aiuto può offrire loro, in realtà?».
Il Mattino di Padova – 27 giugno 2012