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Campania a caccia del Dna delle bufale. Progetto con lo Zooprofilattico per difendere la mozzarella dop

A CACCIA del Dna delle bufale. Da Cuba alla Romania, dall’Argentina al Medio Oriente. Per disegnare la tracciabilità della filiera, proteggere la mozzarella dop campana e tutelare il consumatore. Per evitare, in sostanza che qualche “furbetto”, come li ha definiti l’assessore regionale Daniela Nugnes, produca mozzarella dop con latte di bufala rumeno o cubano.

Un progetto contenuto in una delibera che la Nugnes ha presentato assieme al presidente della Regione Stefano Caldoro, al commissario dell’Istituto zooprofilattico Antonio Limone e ad altri esperti.

«La mozzarella di bufala — sottolinea Caldoro — è un prodotto campano e bisogna tutelare la nostra eccellenza apprezzata in tutto il mondo garantendo il sistema produttivo e la sicurezza alimentare».

Un progetto per difendere un prodotto tipicamente campano e creare un Dna barcoding delle bufale. Un codice a barre genetico attraverso campioni di pelo, sangue e cagliata consentirà di identificare le razze e depositare le relative informazioni genetiche per individuare eventuali presenze in Campania di latte non prodotto nell’area “dop”. Il database del Dna barcoding delle bufale sarà realizzato dall’Istituto zooprofilattico, guidato da Antonio Limone, che ha organizzato un gruppo di lavoro con tre ricercatori già all’opera e pronti a partire per la prima missione a Cuba per proseguire in Sud America, nell’Est europeo e in Medio Oriente.

«La filiera bufalina è un settore trainante per la Campania — ha spiegato Daniela Nugnes — con un fatturato annuo di un miliardo e settecento milioni, 1500 aziende e 279 mila capi di bestiame».

Il sistema della tracciabilità prevede un tavolo composto da Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Confartigianato e Confindustria. «Una tracciabilità necessaria — ha aggiunto l’assessore Nugnes — per evitare che la presenza del furbetto di turno. Il nostro è un sistema volontario perché per renderlo obbligatorio occorrerebbe una legge nazionale, ma lanciamo comunque un segnale ai produttori. Offriamo un sistema di sicurezza e chi non aderisce deve giustificarlo».

Positivo il giudizio di Coldiretti: «La contraffazione porta ogni anno un danno di cento milioni di euro con otto milioni di chili di mozzarella taroccata». D’accordo Confagricoltura. «Il piano della Regione — afferma Ernesto Buondonno — consentirà di adempiere alla registrazione e trasmissione giornaliera delle produzioni di latte».

Perplessità arrivano invece da Domenico Raimondo, presidente del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana dop: «La delibera testimonia una positiva attenzione da parte della Regione, ma la norma è di difficile applicazione. Innanzitutto perché esiste già una legge nazionale sulla tracciabilità per gli allevatori che rientrano nell’area dop. C’è il pericolo di una confusione. Essendo su base volontaria, si rischia inoltre di aggravare il peso della burocrazia per i nostri allevatori».

Il commissario dell’Istituto zooprofilattico Antonio Limone ha poi fornito alcuni dati sullabrucellosi. «Un’emergenza — ha assicurato — ormai rientrata se consideriamo che siamo al tre per cento. Un’emergenza che ha però portato danni ingenti con 58 mila capi e 60 milioni in meno nel fatturato». Limone ha anche an-nunciato che «sul fronte degli indennizzi, per gli allevatori che hanno acquistato nuovi capi, sono state avviate le pratiche e il 12 agosto cominceranno i pagamenti».

Repubblica – 7 luglio 2013 

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