Secondo il Governo britannico si tratta di una «congiura criminale internazionale» . Londra ha convocato un summit d’emergenza oggi con i responsabili delle catene di supermercati e dei maggiori fornitori di prodotti alimentari e ha detto che la polizia potrebbe aprire un’indagine.
Di sicuro non è solo uno scandalo inglese, quello delle lasagne che dovevano essere al ragù di manzo e invece era cavallo. Sentite il ministro francese Benoit Hamon: «La società francese Poujol, holding a cui appartiene il gruppo Spanghero, che ha venduto attraverso Comigel la carne alla britannica Findus, l’aveva acquistata surgelata da un trader cipriota, che aveva subappaltato l’ordine a un altro trader in Olanda, il quale si è a sua volta rifornito da un macello in Romania…». Quasi uno scioglilingua, una catena perversa con finale choc per gli inglesi: nei piatti si sono ritrovati carne di cavallo, che per loro (non per noi) è un animale quasi sacro.
E in Italia? La società che detiene in marchio Findus nel nostro Paese si affretta a precisare che «non sussiste alcun collegamento con il prodotto commercializzato nel Regno Unito e nel resto d’Europa. Sono due società diverse».
L’affaire si allarga da Londra alla Francia, ma anche alla Svezia e alla Polonia. Ma per ora non all’Italia. I carabinieri dei Nas non sono stati ancora attivati. «Da noi i controlli sono più serrati, più stringenti. Siamo più tranquilli che altrove», si sente di dire il generale Cosimo Piccinno, alla guida del Nucleo antisofisticazioni.
Eppure, nemmeno le nostre tavole sono del tutto esenti da rischi. L’anno scorso la Procura di Varese scoprì che sette cavalli da corsa erano stati macellati e venduti in un supermercato. A Torino si sta concludendo un’inchiesta sulla carne tritata smerciata da una grossa catena commerciale: non era di cavallo, come indicato nell’etichetta, ma di pollo e maiale. «Non è soltanto un problema di frode alimentare — spiega il procuratore Raffaele Guariniello — ma soprattutto di tutela alla salute. Anche se l’alimento è sano, possono esserci intolleranze anche gravi. Bisogna sapere cosa si mangia». Anche Guariniello conferma che i controlli in Italia ci sono. Ma aggiunge che non bastano mai. «Perché poi occorre fare anche le analisi. In più, con il coinvolgimento di tante nazioni, è difficile ricostruire tutti i passaggi. Servirebbe un pubblico ministero europeo, ma ogni Paese è geloso della sua autonomia…».
Anche quella sulle lasagne inglesi si preannuncia come un’indagine complicata. E siamo solo all’inizio. Mentre la Findus britannica ventila addirittura un complotto («Non è stato un fatto accidentale»), il ministro dell’Ambiente Owen Paterson, dopo aver incontrato i responsabili della grande distribuzione, ha promesso sconsolato: «Aspettatevi altre cattive notizie».
Ricapitolando: lasagne equine Findus, ma anche spaghetti al ragù venduti alla Tesco, polpette nella catena Aldi, 10 milioni di hamburger con dna equino ritirati da Burger King un mesetto fa (da qui è partito tutto). Con percentuali di carne di cavallo fino al 100%. Troppo per considerarli semplici incidenti.
Dopo la mucca pazza, il pollo alla diossina e le mozzarelle blu un altro colpo alla credibilità dell’industria alimentare. «Oggi nell’Unione Europea è obbligatorio indicare in etichetta solo la provenienza della carne bovina. Non quella di cavallo, di maiale o di coniglio» spiega Stefano Masini, responsabile consumi e ambiente della Coldiretti. Il regolamento che estenderà la tracciabilità a tutti i tipi entrerà in vigore solo tra due anni, nel dicembre 2014. La Coldiretti chiede di fare prima, ma anche di chiarire i molti punti dubbi (si parla di «origine» per esempio, ma va indicato dove l’animale è stato allevato o solo dove è avvenuta l’ultima lavorazione?). Le regole, da sole, però certo non bastano. A Londra già quelle che ci sono avrebbero dovuto impedire di trovare tra la pasta e la besciamella carne degli amati cavalli.
Lo scandalo della carne equina – in molti casi il 100% – trovata in prodotti congelati venduti come «carne di manzo» ha scioccato i consumatori britannici e portato a un immediato crollo delle vendite.
La Food Standards Agency, che ieri aveva lanciato l’allarme, ha ordinato a produttori e rivenditori di condurre test su tutti i prodotti contenenti carne di manzo e presentare i risultati entro il 15 febbraio. Il ministro dell’Ambiente Owen Paterson, che ha convocato il summit, ha detto che tutti i laboratori del Paese saranno mobilitati per condurre tutti i controlli in tempi rapidi, sia per ricostruire minuziosamente la catena di produzione e accertare di chi sono le colpe che per rassicurare i consumatori.
Decine di prodotti, dalle lasagne Findus agli spaghetti al ragú pronti Tesco, dalla polpette di Aldi agli hamburger venduti da Burger King, sono stati ritirati dal mercato. Findus in particolare é nell’occhio del ciclone perché é accusata di avere saputo giá diversi giorni fa da Comigel, la societá francese che produce le lasagne congelate per il gruppo britannico, che contenevano tra il 60% eil 100% di carne equina.
Findus si é scusata con i clienti e ha ritirato i prodotti in questione solo ieri.
Il sospetto delle autoritá francesi, che stanno cooperando con quelle britanniche, é che la frode non sia partita da Comigel ma dalla societá fornitrice, che si chiama Spanghero e ha sede nel sud-ovest della Francia. I responsabili di Spanghero a loro volta hanno dichiarato oggi di avere acquistato la carne da una societá rumena e di essere pronti a farle causa se ha deliberatamente venduto carne di cavallo spacciandola per carne di manzo.
Hamburger e altri prodotti ritirati dagli scaffali nei giorni scorsi invece pare avessero origine in Polonia, che é il maggiore produttore di carne equina in Europa, 15.500 tonnellate all’anno su un totale Ue di 55mila tonnellate. Comigel é una grande societá che fornisce prodotti a diversi Paesi europei quindi le dimensioni del problema si stanno allargando ben oltre i confini di Gran Bretagna e Francia.
Londra vuole «avere risposte chiare in tempi brevi», come ha detto Paterson, che ha avvertito i consumatori di aspettarsi «altre brutte notizie» nei prossimi giorni quando i risultati dei nuovi test saranno resi noti. Allo stesso tempo però le autoritá britanniche temono un crollo delle vendite e una crisi del settore, che vale 261 milioni di sterline all’anno e che potrebbe portare decine di societá che lavorano la carne di manzo a perdere milioni di sterline e a dover licenziare dipendenti.
Il sottosegretario all’alimentazione David Heath ha esportato i consumatori a «continuare a mangiare carne» e a sostenere l’industria alimentare britannica che è «soggetta a rigorosi controlli». La carne equina, che in Gran Bretagna é considerata tabú, non pone rischi per la salute, ha sottolineato Heath.
Il sole 24 Ore – 9 febbraio 2013