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Cassazione: stop alla vendita all’aperto di frutta e verdura. I commercianti rischiano condanna penale

Esporre la frutta sul banco all’aperto è un reato punibile con l’ammenda. La Cassazione con la sentenza 6108 depositata il 10 febbraio, mette “fuori legge” l’abitudine più che consolidata, a qualunque latitudine, di vendere frutta e verdura mettendola in mostra su un carrettino o, come nel caso esaminato, sulle cassette all’esterno del negozio.

Un uso che, secondo la Suprema corte, contrasta con quanto previsto dalla normativa (legge 282/1962, articolo 5, lettera b) che vieta di mettere in commercio alimenti «insudiciati, invasi da parassiti, in stato di alterazione o comunque nocivi, ovvero sottoposti a lavorazioni o trattamenti diretti a mascherare un preesistente stato di alterazione». Certo la norma, anche perché è del 1962, di smog non parla. Se ne preoccupano però i giudici della terza sezione penale che fanno rientrare l’esposizione agli agenti inquinanti tra le condotte vietate.

Il fruttivendolo, che teneva la sua frutta in tre cassette en plein air, era stato condannato dal Tribunale di Nola, per la vendita di merce in cattivo stato di conservazione. Un reato che scatta, come spiega la Suprema corte, anche se la merce non è avariata. L’ordine alimentare impone, infatti, che vengano osservate le norme igieniche nel trattare i cibi destinati alla tavola del consumatore. Obbligo non rispettato quando si lasciano mele e pere «a contatto con agli agenti atmosferici e i gas di scarico dei veicoli in transito». Il pericolo del danno si vede a “occhio”, non serve fare esami di laboratorio: «L’accertamento da parte della polizia giudiziaria risulta del tutto sufficiente a giustificare l’affermazione di penale responsabilità, evidenziando una situazione di fatto certamente rilevante e la cui sussistenza risulta peraltro confermata dallo stesso ricorrente, il quale riconosce che la verdura era esposta per la vendita sul marciapiede antistante l’esercizio commerciale». In difesa del verduraio scende in campo la Coldiretti, che vede nella sentenza della Cassazione un regalo alla grande distribuzione. L’invito è a togliere dalle strade non le cassette di frutta ma lo smog e a non decretare la fine del piccolo commercio: «C’è il rischio di accelerare nei centri urbani la chiusura dei piccoli negozi alimentari che hanno avuto un calo record delle vendite del 3% nel 2013». Per Coldiretti la decisione è un colpo a un settore già in crisi: «Gli acquisti di frutta e verdura degli italiani nel 2013 sono crollati al minimo da inizio secolo, le famiglie hanno messo oltre 100 chili di ortofrutta in meno nel carrello, rispetto al 2000».

Il Sole 24 Ore – 12 febbraio 2014 

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