Sangue «sotto controllo» anche nel veronese. Sia chiaro, nessuna quarantena per le donazioni, che proseguono ai soliti ritmi, ma verifiche su ogni prelievo per individuare un virus tropicale, ma che negli ultimi anni è sempre più presente nel territorio della provincia. Si tratta del West Nile, dalla regione in cui proviene, quella del Nilo occidentale in Egitto.
Decine le zanzare, individuate come vettori della malattia, anche se non è certo il numero di casi nella popolazione umana. Abbastanza per richiedere una verifica ulteriore prima delle trasfusioni. La conferma arriva dal primario del reparto di Malattie infettive dell’azienda ospedaliero – universitaria, Ercole Concia. «Si tratta di un virus che si ripresenta da anni nell’area padana, ma a fine estate si è notata una certa concentrazione nelle zanzare prese a campione: per questo si è deciso di intervenire». La West Nile, aggiunge Concia, «è una malattia che è difficilmente distinguibili da altre influenze e molti rischiano di contrarla senza accorgersi: ecco perché sono necessari i test». Benché classificata come febbre tropicale, si ritiene ormai che il virus si trasmetta in maniera autoctona, senza aver bisogno di altri casi di importazione. È quello che si vuole evitare per le altre malattie messe sotto sorveglianza dal centro di Negrar, specializzato in agenti patogeni tropicali: funziona per tutto il Veneto ed è l’unico sistema di controllo integrato di questo tipo in Italia. Ciò significa che non appena si ha il sospetto di un caso (per sintomatologia e provenienza) si interviene con un test specifico, somministrato nei reparti di malattie infettive (ce n’è almeno uno per provincia) e poi analizzato dai laboratori di microbiologia dell’università di Padova. In caso di esito positivo, il servizio veterinario dell’Usl di competenza interviene per la profilassi antizanzara, nel raggio di cento metri dall’abitazione. È quanto è avvenuto, per citare un caso, lo scorso luglio a Borgo Venezia, per scongiurare la diffusione della Dengue, altra malattia che può essere trasmessa dalla zanzara tigre. Ma quello, raccontato anche dalle cronache dei quotidiani, è stato solamente uno degli interventi. Il centro di Negrar calcola a livello regionale, nel corso dell’estate, quattordici casi di Dengue, due di Zika e uno di Chikungunya, la malattia che si sta diffondendo nel Lazio, preoccupando le autorità sanitarie locali. Ben sette dei casi di Dengue e quello Chikungunya sono stati registrati in provincia di Verona entro il 31 agosto. «Si tratta in tutti i casi di turisti o di stranieri che sono tornati per un breve periodo di tempo nella loro terra d’origine – spiega Federico Gobbi, medico del Centro di malattie tropicali di Negrar -. Data la provenienza si può supporre che la maggior parte siano italiani che si sono recati all’estero, in paesi ad alto afflusso turistico: il caso di Zika viene da Cuba, quello di Chikungunya dal Brasile». Diverso, forse, il discorso per la Dengue: c’è stata un’epidemia in Sri Lanka, Paese da cui proviene un’ampia comunità che risiede a Verona (il caso di Borgo Venezia era di un cittadino srilankese). «La priorità – sottolinea Gobbi – è quella di evitare il contagio autoctono, cioè trasmesso da zanzare locali: finora non se n’è registrato nemmeno uno». Queste malattie di solito si manifestano con sintomi non gravi e hanno complicanze solo nell’1% dei casi, ma possono risultare pericolose per alcune fasce di popolazione, come le donne in stato di gravidanza.Potrebbe scattare anche a Verona, infine, la gara di solidarietà per la raccolta di sangue, soggetta a limitazioni anche negli ospedali romani: le principali associazioni di donatori decideranno il da farsi mercoledì.
Davide Orsato – Il Corriere Veneto – 17 settembre 2017