«Il Pitbull è sbucato in un attimo, ha azzannato la cagnolina alla testa e l’ha ridotta a uno straccio sanguinante. Intorno la gente guardava, quasi divertita da quello spettacolo. Io avevo paura per i miei bambini e non sapevo cosa fare».
Cesare Bellemo, militare della guardia di finanza di Chioggia, mercoledì era a Sebenico, in Croazia, per una vacanza insieme alla moglie e ai tre figli di 9, 13 e 15 anni. Della famiglia fa parte anche Petra, una barboncina di sei mesi, bianca e riccioluta che è la passione di tutti ma, in particolare della bimba più piccola. Spesso la bambina la tiene in braccio, come se fosse un fratellino minore. Ma quella sera, ed è stata una fortuna, la cagnolina era al guinzaglio, tenuta dal ragazzo più grande. I cinque italiani stavano passeggiando sul lungomare di Sebenico, quando il cane “assassino” ha trasformato la loro vacanza in un’avventura dolorosa. L’attacco è stato velocissimo e totalmente inaspettato. «Per prima cosa» racconta il finanziere «ho tenuto i bambini lontani dai cani. Mi ero reso conto che l’aggressore era un pitbull e avevo paura che potesse attaccare anche qualcuno di noi. Mia figlia si è messa a piangere e urlare, in preda al panico, io urlavo per cercare di allontanare il cane che, però, era totalmente indifferente e continuava a stringere le mascelle sul collo della barboncina, col sangue che gli usciva dalle fauci e si spargeva a terra. È arrivato anche il proprietario del cane che, dopo qualche tentativo, non troppo convinto, per la verità, di farlo smettere, lo ha sollevato di peso e gettato in acqua. Non è servito a nulla: quello non ha mollato la presa fino a quando, credo, non ha più sentito resistenza, forse credendo che Petra fosse morta. Poi è risalito a terra e il padrone l’ha agganciato al guinzaglio, come nulla fosse». La realtà che poi hanno dovuto affrontare non è stata certo più facile. «Mia figlia non smetteva di piangere» continua il chioggiotto «ci ha dato una mano a calmarla un passante; mio figlio più grande ha raccolto Petra, coperta di sangue e infradiciata dall’acqua del mare e ha visto che era ancora viva. Io ho bloccato il proprietario del cane, che stava per andarsene, ma ho dovuto insistere e, per qualche momento, ho avuto paura che il cane, che mi guardava con aria minacciosa, potesse aggredirmi per “difendere” il suo padrone. Quest’ultimo quasi mi sfotteva e l’incredibile, poi, era che molta gente dava affettuose pacche sulle spalle al cane, come se avesse compiuto chissà quale prodezza». Intanto Petra era stata portata, dalla moglie e da un figlio di Bellemo, in uno studio veterinario, indicato loro da una passante. «Il veterinario ha detto che le ferite erano gravissime e inoperabili, per lui. Così, con la cagnolina attaccata a una flebo, siamo ripartiti per l’Italia e abbiano consegnato Petra a una clinica veterinaria di Padova. Ma non sappiamo se ce la farà».
«La polizia non ci ha rilasciato il verbale» Denuncia al consolato italiano di Spalato
Meno di trenta euro. E’ la multa che dovrà pagare Adem Fatmir per l’aggressione compiuta dal suo pit bull, Rocky, alla barboncina dei Bellemo: una cifra esigua. Ma quello che più ha indispettito i Bellemo è stato l’atteggiamento della polizia croata che ha lasciato che il cane, anche dopo l’aggressione, continuasse a girare senza museruola, sia pure tenuto dal suo padrone. La stessa polizia ha fornito ai Bellemo dati “imprecisi” sull’identità di Fatmir, tanto che l’identificazione corretta è stata possibile solo col microchip del pitbull, tramite il veterinario. «Secondo alcune persone presenti, Fatmir sarebbe un calciatore della nazionale macedone» dice Bellemo «Io non ne sono sicuro, ma ho presentato denuncia al consolato italiano, chiedendo di accertare se la polizia croata ha agito correttamente e di avere copia del verbale di intervento. Ovviamente ci riserviamo ogni azione legale e, soprattutto, vogliamo invitare chi va in Croazia a stare molto attenti».
La Nuova Venezia – 12 agosto 2012