La proposta sembra arrivare su un tema di forte interesse e impatto per la salute pubblica: stabilire che vi sono prodotti considerati intrinsecamente a rischio, come i prodotti crudi, che pongono rischi di patogeni (come salmonellosi, campilobatteriosi, etc): alcuni dei quali con conseguenze anche gravi per la salute dei consumatori (si pensi all’ Escherichia Coli Verocitotossico).
E’ l’idea del Regno Unito, attivissimo invero in questi ultimi tempi, a proporre nuove modalità di approccio all’informazione alimentare ai consumatori. Ricordiamo ad esempio, la norma su informazioni orali degli allergeni (con solo una minima base scritta); o quella dello schema ibrido di informazione “semaforica” ai consumatori (Hybrid Traffic Light System). Ora, in base alle ultime notizie filtrate, l’idea sarebbe quella di indicare gli alimenti “ a rischio”. Il tema è sensibile. Si pensi che al prossimo incontro del 3-4 dicembre di Efsa (Panel Rischi biologici, o BIOHAZ), si discuterà proprio del rischio di latte non pastorizzato.
Tuttavia, rileva un aspetto. Non tutto può essere risolto con l’etichettatura. E i consumatori non dovrebbeo perdere quella consapevolezza di base su cosa rappresenta un potenziale vettore di rischi alimentari e cosa invece no. Le buone prassi di cucina, dal lavarsi le mani all’igiene di base, o ancora, il grado di cottura minimo dei diversi alimenti: tutto questo va mantenuto vivo, ben oltre una semplice etichettatura.
Demandare tutto alle etichette quindi può non essere la soluzione, né si sa come i consumatori potrebbero reagire ad una etichetta così “forte”. La Food Standard Agency è allora al lavoro per capire come etichettare, e sulla base di quali presupposti: Steve Wearne, il direttore incaricato, ha sottolineato, nel corso del Management Board della settimana scorsa – come potrebbe essere necessario stabilire una graduatoria, con un tool di graduazione del rischio alimentare.
L’indicazione sul (grado di) rischio potrebbe applicarsi ad alimenti sia a menù che preconfezionati. Un esempio: quanto fatto dalle autorità in Galles, circa il latte crudo, che reca le seguenti info:
‘This milk has not been heat-treated and may therefore contain organisms harmful to health. The FSA strongly advises that it should not be consumed by children, pregnant women, older people or those who are unwell or have chronic illness’.
L’aggiornamento sul processo in corso avverrà il prossimo gennaio 2015, in occasione del successive Board della FSA.
Sicurezza Alimentare Coldiretti – 17 novembre 2014