I settori più colpiti del commercio al dettaglio, secondo l’associazione delle piccole e microimprese italiane, sono l’abbigliamento, la ristorazione e l’arredamento. A livello geografico, più penalizzato il Sud Italia, soprattutto la Sicilia. Prospettive grigie anche per il 2013
MILANO – Dal 2011 a oggi sono stati chiusi 74.500 negozi, per un totale di circa 300mila posti di lavoro andati in fumo. A lanciare l’allarme è Comitas, l’associazione delle piccole e microimprese italiane, che ha realizzato uno studio sul commercio al dettaglio. Ebbene, secondo i dati del Comitas, se nel 2011 si contavano circa 757.000 piccoli esercizi commerciali al dettaglio, alla fine del 2012 il loro numero risultava drasticamente calato a 707.100 unità. In altri termini, in un solo anno, 49.900 negozi hanno abbassato le serrande. Una tendenza negativa che sembra destinata a proseguire anche nel 2013: sempre stando ai numeri forniti dall’associazione delle piccole imprese, nel primo semestre dell’anno in corso, “si sono registrate circa 24.600 chiusure di piccoli negozi, e per fine 2013 gli esercizi commerciali che scompariranno sfioreranno quota 50.000”.
Insomma, commenta il Comitas, “una vera e propria ecatombe, con 74.500 negozi falliti dal 2011 ad oggi, al ritmo di 136 chiusure al giorno, e circa 300mila posti di lavoro persi tra il 2011 e il 2013”. Guardando al saldo tra chiusure e aperture dei singoli settori, i comparti più colpiti dalla crisi risultano l’abbigliamento, i bar e i ristoranti e i negozi specializzati in arredamento. A livello geografico, invece, le aree più penalizzate appaiono le regioni del Sud Italia, prima tra tutte la Sicilia, presso le quali si registra una “desertificazionè di negozi lungo le vie delle città”.
Avanti di questo passo, spiega il presidente di Comitas, Francesco Tamburella, “i negozi di vicinato rischiano di estinguersi dai comuni italiani, con ripercussioni pesantissime non solo sul fronte occupazionale, ma anche su quello della coesione sociale. Su tale fronte, infatti, i negozi svolgono una importantissima funzione, specie nelle piccole realtà, consentendo alle famiglie non solo possibilità di acquisto ma anche di svago, relax ed evasione dalla routine”.
Repubblica – 16 settembre 2013