In Portogallo dai 10mila casi giornalieri (media mobile settimanale) del 28 aprile, si è passati ai 23.905 del 3 giugno; in Germania ha iniziato a risalire, lentamente, l’incidenza dei nuovi contagi che da 189 casi per 100mila abitanti del 30 maggio è arrivata ai 261 del 3 giugno.
Responsabile degli aumenti, inusuali nella bella stagione con la vita per lo più all’aria aperta, sembra essere l’arrivo e la costante diffusione anche in Europa delle sotto varianti BA.4 e BA.5 di Omicron (abbastanza sovrapponibili dal punto di vista delle mutazioni). In Germania, stando al Robert Koch Institut, la prevalenza delle varianti sarebbe passata dallo 0,2% di fine aprile al 5,2 del 22 maggio. Secondo l’Agenzia britannica per la sicurezza sanitaria (Ukhsa) all’8 maggio in Portogallo le due varianti di Omicron avevano il 18,47% di prevalenza. Soltanto dodici giorni dopo, la quota era balzata al 37 per cento. Percentuali inferiori in Gran Bretagna (circa 2 per cento) Francia (0,88) e Danimarca (0,41 per cento).
La settimana scorsa negli Stati Uniti la prevalenza era stimata al 7% e l’incremento dei contagi, in un paese dove il tasso di vaccinazione completa è fermo al 66%, sta mettendo sotto pressione le strutture sanitarie.
Niente che non fosse abbastanza prevedebile, visto quanto accaduto solo due mesi fa in Sudafrica. Lì, dove per la prima volta era stata sequenziata il 25 novembre 2021 la contagiosissima e ricca di mutazioni variante Omicron, a inizio aprile si è verificata una quinta ondata di infezioni, con aumento di ospedalizzazioni, a soli cinque mesi dalla precedente, dovuta a Omicron BA.1, come se l’immunità da guarigione fosse poco efficace. Nella prima settimana di aprile nel paese africano BA.4 e BA.5 hanno rappresentato più della metà delle nuove infezioni. Per diventare prevalente, una variante, oltre che più trasmissibile – perché presenta mutazioni che permettono di agganciare meglio i recettori delle cellule umane – ha bisogno di essere immunoevasiva, deve cioè superare la barriera costituita dagli anticorpi di vaccini e pregresse infezioni. Proprio quello che sembrebbe accadere con BA.4 e BA.5. A maggio uno studio effettuato in Sudafrica aveva utilizzato il siero di persone infettate dalla Omicron originaria (BA.1 e BA.2, quelle dell’ondata di contagi natalizi in Europa). Risultato: le due nuove sotto varianti in alcuni casi riescono a superare gli anticorpi di chi è guarito da Omicron 1, che sia o meno vaccinato.
Per il momento si sa che le due nuove sotto varianti sono più trasmissibili e immunoevasive. Quanto alla gravità, è presto per trarre conclusioni ma alcuni esperti mettono in guardia. «È davvero prematuro dire che il virus Sars-Cov-2 si stia indebolendo» ha detto Francesco Broccolo, dell’Università Bicocca di Milano, in un’intervista all’Ansa. Il virologo ha commentato uno studio (non ancora sottoposto a revisione tra pari) effettuato in Giappone e coordinato da Izumi Kimura, dell’Univesità di Tokyo: la BA.5, come la BA.4, ha una mutazione che le permette di legarsi alle cellule umane in modo più efficace, già vista nelle varianti Delta e Lambda. Una mutazione che facilita la fusione tra cellule (sincizio). Come la variante Delta, anche la BA.5 è sinciziogena, ossia le cellule polmonari infettate dal virus si fondono con quelle adiacenti sane. «Questa caratteristica – ha rilevato – è stata dimostrata in vitro su colture cellulari ma sappiamo che c’è una correlazione tra il potere fusogenico di una variante osservata in vitro e il suo grado di patogenicità in vivo, come dimostrato anche dalla sua maggiore virulenza in esperimenti condotti su animali». Alla luce di questi elementi, secondo Broccolo «sorgono dei dubbi su quanto si è detto finora, a proposito del fatto che il virus si evolve verso un’attenuata patogenicità». In passato, «l’arrivo della variante Delta ha dimostrato che questa era più patogena rispetto al virus ancestrale, poi è arrivata la Omicron BA.1, che aveva una patogenicità inferiore a quella della Delta, e adesso stiamo vedendo che BA.4 e BA.5 sono più patogene rispetto a BA.2 e hanno recuperato due mutazioni della Delta».
«Cresce anche in Italia, presto potrà essere prevalente»
Quello che finora è un dato certo dagli studi fin qui effettuati è la maggiore contagiosità rispetto alle sottovarianti precedenti già molto diffusive. Non è invece chiaro ancora se sia più patogena: «La stiamo studiando, che sia più contagiosa delle precedenti è normale e già lo si sapeva leggendo i dati del Sud Africa; sulla maggiore patogenicità non c’è nulla di certo, solo i dati di uno studio giapponese condotto però sui criceti: sara valido anche sull’uono? Non lo sappiamo», avverte Massimo Ciccozzi epidemiologo del Campus Biomedico di Roma.
Oltre al monitoraggio delle varianti gli occhi ora sono tutti puntati sull’arrivo dei nuovi vaccini attesi sul tavolo dell’Ema già ad agosto. Tra questi il più atteso è quello bivalente costruito sul ceppo originario di Wuhan e sulla variante Omicron. La speranza è che in autunno attraverso una nuova campagna con i nuovi vaccini si alzi una muraglia che blocchi o quanto meno argini le nuove attese e temute ondate del Covid.