Con l’insediamento del nuovo consiglio si è ufficialmente aperta ieri, a Palazzo Ferro Fini, la decima legislatura della Regione Veneto, la seconda sotto la presidenza di Luca Zaia. L’assemblea, che a dispetto del risultato schiacciante del leghista (50,1% contro il 22,7% di Alessandra Moretti) vede la maggioranza più risicata della storia (appena 29 consiglieri a fronte dei 22 di minoranza, ne bastano 4 per il ribaltone), ha proceduto con l’elezione del nuovo ufficio di presidenza, senza troppe sorprese.
Dopo un minuto di silenzio in ricordo di Egidio Maschio e degli altri imprenditori suicidi, l’ex assessore al Bilancio Roberto Ciambetti, Lega Nord, è stato nominato presidente al primo scrutinio utile (37 voti, ne bastavano 34) e prende così il posto che fu di Valdo Ruffato. I due vice saranno l’ex assessore ai Lavori pubblici Massimo Giorgetti (Forza Italia) e l’ex vicepresidente delle commissione Urbanistica Bruno Pigozzo (Pd) mentre i segretari saranno l’indipendentista Antonio Guadagnini e il «tosiano» Maurizio Conte. Questi ultimi, se si vuole, sono stati gli unici nomi inattesi. Guadagnini, che essendo l’unico eletto di «Indipendenza noi Veneto» è anche capogruppo di se stesso, occupa la casella della maggioranza, scalzando leghisti e lista Zaia; Conte, eletto in contumacia (era l’unico assente, dicono sia in vacanza), ha invece superato all’ultima curva Andrea Bassi, pure «tosiano», che sembra destinato a non fare manco il capogruppo, ruolo che potrebbe andare all’ex vice sindaco di Verona Stefano Casali. Questione di equilibri. Furibondi i Cinque Stelle, rimasti a bocca asciutta davanti a quelle «poltrone di garanzia» che ben si sarebbero prestate ai loro intenti di controllo e trasparenza. «È la Casta che difende la Casta – attacca il capogruppo Jacopo Berti – ma quelle sedie sono traballanti, è un Ufficio di presidenza fatto di precari. Abbiamo ancora alcune frecce al nostro arco, frecce in grado di rimettere in discussione numeri e nomi di questo consiglio». Il tema dei ricorsi, in effetti, è stato toccato anche da Zaia durante il suo breve discorso («È stata una partenza a singhiozzo, molti degli esclusi vogliono legittimamente far valere le loro ragioni, vedremo come finirà») e l’impressione è che non sia finita qui, che il Tar possa ancora riservare qualche sorpresa.
Ad ogni modo, quanto agli argomenti all’ordine del giorno la nuova legislatura pare aprirsi là dove s’era chiusa quella vecchia e cioè sull’indipendenza. Complice la sentenza di giovedì della Corte costituzionale che ha bocciato il referendum secessionista aprendo però ad una consultazione autonomista, ieri s’è molto discusso (di nuovo) su come dare la scossa a Roma. Ne ha parlato Ciambetti (si veda articolo in basso) e ne ha parlato Zaia, avvertendo: «Stiamo leggendo le carte insieme a Bertolissi (l’avvocato della Regione, ndr .) e qualcosa di sicuro faremo, vedrete. Ricordo a tutti che una nostra proposta in chiave autonomista è già stata presentata in parlamento nel 2007 e non si è mossa foglia. Noi vogliamo l’autonomia, punto, e un referendum, su cui la Consulta ha dato il suo via libera, sarebbe un bel segnale a Roma». Che nel frattempo ha impugnato l’ennesima legge, stavolta in tema di urbanistica e aree naturali protette. L’ipotesi chiamare alle urne i veneti, dunque, resta in piedi, si tratta di capire come. Lo conferma Guadagnini, anima indipendentista della maggioranza: «La nostra battaglia è tutt’altro che conclusa, anzi, ci saranno sorprese a breve. La Corte costituzionale ha espresso il suo parere, va bene, ma il principio di autodeterminazione dei popoli pre-esiste a quelli costituzionali». Intanto bisognerà capire che fare con le donazioni arrivate finora per sostenere la causa, circa 100 mila euro: saranno restituiti?
Capitolo giunta: nonostante le proteste del Pd, che ha evidenziato come non siano ancora stati formalmente costituiti i gruppi, Zaia ha chiesto e ottenuto da Ciambetti (che ha già esibito il pugno di ferro in guanto di velluto) la convocazione per lunedì di un consiglio straordinario dedicato alla presentazione della giunta. «I nomi li so solo io e non voglio che li leggiate sui giornali – ha detto il governatore ai consiglieri – voglio presentarvi io la mia squadra, qui. Dobbiamo essere operativi al più presto». In effetti ieri faceva una certa impressione vederlo seduto in mezzo alle sedie vuote riservate all’esecutivo. «La solitudine dei numeri primi» ridacchiava un leghista, maramaldeggiando col Pd.
Marco Bonet – IL Corriere del Veneto – 27 giugno 2015