di Ivan Cavicchi. Si dice che il sistema non è più sostenibile, ma è una menzogna: ancora una volta si colpiscono i diritti invece di eliminare gli sprechi e le clientele. Le politiche sulla sanità di Monti sono state unanimemente condannate soprattutto dai partiti di centrosinistra.
Nei tagli lineari si intravede un disegno neoliberista di definanziamento del sistema pubblico, di restringimento dei suoi confini, e quindi di controriforma.
Milioni di esseri umani sono stati e saranno deprivati in tutto o in parte del necessario e dell’indispensabile in milioni di modi diversi. Oggi l’insieme di questi tagli ha un significato epidemiologico analogo a quello delle grandi epidemie del passato. Alle nostre coscienze è stata posta una pesante questione morale. Nella famigerata agenda Monti sulla sanità c’è molta ambiguità, ma se si devono recuperare i danni causati delle sue politiche è necessario contrastarne il disegno implicito, quello che punta ad appaltare almeno una parte del sistema pubblico alla intermediazione finanziaria, quindi fondi, assicurazioni, mutue, incurante di causare abbandono sociale e un raddoppiamento dei costi complessivi del sistema. Con questa ambiguità chiunque governerà dovrà fare i conti.
A GIUDICARE dalle proposte di quell’area composita definita “centrosinistra” l’impressione è che ci si stia orientando su una linea di cambio di sistema. Il centrosinistra, purtroppo, non ha una vera proposta riformista da spendere. Ormai da troppi anni esso tira a campare con un generico economicismo, con logiche marginaliste per il recupero di efficienza, con generiche visioni razionalizzatrici per eliminare gli sprechi… cioè con un pensiero del tutto inadeguato a governare le sfide del nostro tempo.
Sulla sanità, quindi, potremmo essere imbrogliati. Gli imbrogli sono già visibili nelle proposte in circolazione. Si dice che la sanità pubblica sia “insostenibile economicamente” il che non è dimostrato da nessun dato serio, al contrario essa rispetto ai sistemi privati e agli altri sistemi pubblici europei, costa meno, dà più qualità e a più persone. Si dice che non essendoci risorse si deve per forza ridimensionare l’universalismo introducendo delle priorità e dei criteri selettivi (fondi, assicurazioni e mutue). Anche questo è un imbroglio, nella spesa sanitaria esiste un tale potenziale di riuso delle risorse esistenti da equivalere a un finanziamento aggiuntivo reale a condizione di moralizzare a fondo il sistema. Si dice infine che non è più possibile “dare tutto a tutti” cioè giustizia ed eguaglianza che per i poveri cristi è l’unica vera tutela possibile, quindi meno protezioni pubbliche per i deboli mentre per gli altri sgravi fiscali per consentire loro di provvedere in proprio. Anche questo è un imbroglio, ma non solo per i più deboli, le coperture private sono molto costose e a loro volta molto selettive rispetto ai rischi di malattie. Per il centrosinistra sarebbe più onesto dire come stanno realmente le cose: la nostra sanità, che pur costa poco costa più di quello che potrebbe costare perché piena di sprechi, di corruzioni, di speculazioni, di privilegi, di anacronismi. Ai costi ordinari del sistema bisogna aggiungere quelli della regressività (che si pagano quando un sistema è fermo dentro un cambiamento), e quelli dell’anti economicità (che si pagano quando i costi sono contraddetti dai risultati) entrambi sono costi strutturali molto alti la quantità reale di risorse disponibili è funzione del loro uso, se continueranno gli abusi le risorse non basteranno mai, si tratta quindi di riusare le risorse cambiandone l’uso per cambiarne l’uso si deve cambiare non la natura universale e solidale del sistema ma semplicemente i modelli di spesa e di funzionamento.
DICO AL centrosinistra: se i mezzi per garantire il diritto alla salute scarseggiano perché rubati ai diritti, non dovreste tagliare i diritti ma restituire i mezzi che a causa degli abusi mancano. Si tratta di avere almeno tre cose: una morale, un pensiero riformatore, una riforma pubblica. Questa per me è la sostenibilità. Questo per me dovrebbe essere il “centrosinistra”.
Il Fatto Quotidiano di venerdì 28 dicembre 2012