Estensione dell’Aspi anche ai collaboratori coordinati e continuativi (con l’esclusione di amministratori e sindaci) all’interno di un complessivo riordino degli ammortizzatori sociali per assicurare tutele uniformi e legate ai versamenti contributivi dei lavoratori. Riforma delle politiche attive, con la costituzione di una “agenzia nazionale” per l’occupazione.
Semplificazione degli adempimenti in materia di lavoro (a carico delle imprese). Riordino delle forme contrattuali, con la sperimentazione di un rapporto di impiego che preveda una fase di inserimento a tutele crescenti. Rafforzamento delle misure di sostegno alla maternità e alla conciliazione vita-lavoro.
Riprende oggi in commissione Lavoro del Senato l’esame del Ddl delega sul Jobs act. Il premier Renzi ha chiesto di accelerare: «Su questa riforma giochiamo larga parte della nostra credibilità internazionale», ha detto ieri il presidente del Consiglio in conferenza stampa commentando i risultati elettorali.
L’obiettivo dell’esecutivo è chiudere l’esame del provvedimento al Senato prima della pausa di agosto e arrivare all’ok definitivo per fine anno. Obiettivo confermato dal relatore, il presidente della commissione Lavoro di Palazzo Madama, Maurizio Sacconi (Ncd): «Abbiamo sempre pensato di procedere in maniera spedita per consegnare il Ddl alla Camera entro luglio». Completato poi l’iter parlamentare, entro i sei mesi successivi bisognerà adottare i relativi decreti delegati (il Ddl contiene cinque deleghe) che dovranno passare al vaglio delle competenti commissioni di Camera e Senato ed essere deliberati dal governo. Stando alle statistiche parlamentari tuttavia un Ddl delega non ha mai visto la luce finale della Gazzetta Ufficiale prima di un anno, un anno e mezzo dalla sua presentazione da parte del governo.
L’intera partita si preannuncia quindi complessa, vista anche l’ampiezza e l’eterogeneità delle materie su cui il Jobs act punta a intervenire. E peraltro dall’attuazione delle deleghe, è scritto nel provvedimento, non dovranno derivare nuovi o maggiori oneri per lo Stato. Ma l’obiettivo espresso dal premier di completare la riforma del mercato del lavoro, senza rinvii rispetto al timing indicato, sembra più a portata di mano, alla luce del risultato uscito dalle urne.
Oggi in commissione Lavoro saranno ascoltati i rappresentanti delle aziende (Confindustria, Rete Imprese Italia e Alleanza delle cooperative).
Uno dei nodi su cui la maggioranza dovrà trovare un’intesa è quello dell’eventuale introduzione, in via sperimentale, del contratto a tempo indeterminato a tutele progressive (un impegno inserito nel preambolo del Dl Poletti che ha liberalizzato i contratti a termine e parzialmente semplificato l’apprendistato).
Il Sole 24 Ore – 27 maggio 2014