Da un certo punto di vista potrebbe sembrare un atto dovuto: oltre che al consiglio regionale, ieri mattina l’avvocato Mariagrazia Romeo – legale di Luca Rossetto, l’amico di Renzo Marangon che ha combattuto per quasi 4 anni contro Isi Coppola fino alla sentenza di decadenza di mercoledì – ha notificato il dispositivo anche alla procura generale della Corte d’appello.
La procura, come previsto dal rito dei ricorsi elettorali, partecipa alla causa, nonostante sia in sede civile, ma è evidente che ora che una parola «fine» potrebbe essere stata messa sulla vicenda (forse, visto che sono già stati annunciati nuovi ricorsi, al Tar e in Cassazione), si possono aprire scenari diversi e ben più gravi. «Io ho sempre pensato ai risvolti civili, non a quelli penali», dice Marangon. Ma quella sentenza potrebbe contenere una notizia di reato, forse anche due.
Quel «sul mio onore affermo che quanto dichiaro corrisponde al vero», messo in calce dall’assessore regionale Coppola nel documento datato «Rovigo, 21 giugno 2010» e inviato alla Corte d’appello, potrebbe configurare un falso ideologico: Coppola infatti sosteneva di aver speso «solo» 39 mila 579 euro e 17 centesimi, appena sotto il limite di 40 mila e 282 euro previsti per quel collegio. Ma soprattutto viene adombrato un reato ancor più grave: quello di finanziamento illecito. I soldi in più – il perito della Corte, l’ingegner Mauro Voltan, afferma che Coppola avrebbe speso 82 mila euro e ricevuto servizi e contributi per altri 126 mila euro, per un totale di 208 mila euro – risultano infatti non contabilizzati, oltre che sul fronte delle uscite, nemmeno su quello delle entrate, violando il principio di trasparenza che è la ratio della legge. Ovviamente ora spetterà alla procura generale decidere se ci sono gli estremi per coinvolgere la procura della Repubblica, a cui spettano le indagini.
Intanto sul fronte politico Coppola resta sospesa in un limbo. In consiglio attendono la notifica della sentenza e delle motivazioni da parte dei giudici (quella dell’avvocato Romeo è considerata alla stregua di una «comunicazione di cortesia») e, quando ciò accadrà, l’Ufficio di presidenza si riunirà per calendarizzare la discussione in aula, presumibilmente nel corso della sessione dedicata all’assestamento di bilancio a metà dicembre. Una volta che l’assemblea avrà votato, Coppola decadrà con effetto immediato dalla carica, anche se potrà impugnare di fronte al Tar il provvedimento. Quanto al suo ruolo di assessore allo Sviluppo economico e alle Infrastrutture (delega che ha «ereditato» da Renato Chisso, coinvolto nell’inchiesta Mose), Coppola dovrà invece attendere la decisione del governatore Luca Zaia, che potrebbe comunque tenerla in giunta come assessore «esterno». Il presidente ieri ha preso tempo: «Abbiamo letto il dispositivo, non le motivazioni, di una sentenza che riguarda la decadenza da consigliere, non da assessore. Per questo dopo aver parlato con i nostri uffici legali ho deciso di attendere 6-7 giorni prima di prendere una decisione definitiva». I due ieri mattina si sono incontrati a Palazzo Balbi per circa un’ora, «un colloquio franco» riferisce Zaia, «assolutamente sereno» ribadisce Coppola, che tira dritto: «Il presidente mi ha invitato a proseguire nel mio lavoro come sempre ed è quello che intendo fare. Non c’è alcuna ragione politica dietro a questa guerra giudiziaria, l’unico dato politico sta nelle 8 mila preferenze che nel 2010 ho preso più di Marangon. E’ solo una vendetta personale». Replica Marangon: «Nessuna vendetta, è stata solo ristabilita la verità. E pensare che ci davano dei visionari…». E a Palazzo Ferro Fini c’è già chi ipotizza che l’ex «primo dei non eletti» possa chiedere la restituzione delle indennità mancate in questi cinque anni (sarebbero 800 mila euro lordi…)
L’assessore, che ha saputo della sentenza di ritorno dal Cern di Ginevra, durante uno scalo all’aeroporto di Vienna, ieri è stata circondata dai consiglieri di maggioranza, tra abbracci e attestazioni di solidarietà: «Il Veneto ha bisogno delle capacità di Isi – ha detto il suo capogruppo, Piergiorgio Cortelazzo – in questi anni ha dimostrato grande esperienza e competenza, spirito operativo e attaccamento al territorio. Certe strumentalizzazioni sono davvero squallide». Le strumentalizzazioni sarebbero quelle del segretario del Pd Roger De Menech, che ha iniziato ad usare «il caso Coppola» come una clava nella campagna elettorale per le Regionali 2015 («Cosa farà Zaia con un assessore che falsifica le spese elettorali?»), ma anche l’Idv ieri ha battuto sul governatore: «Venga a riferire in aula di questo ennesimo caso giudiziario che investe la sua maggioranza». In giunta qualche assessore si mostra perplesso («Forse sarebbe meglio sospenderle le deleghe, così da sfilare quest’arma all’opposizione») ma più in generale, in un consiglio che ha già visto 10 consiglieri lasciare il proprio scranno (un record assoluto), la vicenda sta generando preoccupazioni e imbarazzo: «Dopo questa sentenza, le campagne elettorali dei prossimi anni non saranno più le stesse» commenta l’azzurro Leonardo Padrin. A buon intenditor…
Il Corriere del Veneto – 21 novembre 2014