Un piano anticorruzione con l’individuazione di un responsabile della prevenzione degli illeciti nelle società partecipate e controllate dal Tesoro e in quelle pubbliche (comprese quelle partecipate dagli enti locali). La mappa delle aree a rischio. La tutela di chi denuncia illeciti dall’interno della pubblica amministrazione. E la rotazione degli incarichi in enti e società, fondazioni e associazioni di enti locali.
Sono alcune delle linee guida della lotta all’illegalità presentate ieri dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, che puntano sulla prevenzione. Per ora le regole sono «sospese per le società quotate in Borsa e per quelle che emettono strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati». Per il ministro è «una profonda riforma strutturale: so che non resterà lettera morta». «È una rivoluzione, ma si tratta di una semina con raccolto nel lungo periodo», dice Cantone che sottolinea sui reati di corruzione: «Nessuno può pensare di mettere in discussione le regole sulle intercettazioni: non credo sia un tema in agenda. Al massimo si può pensare di rafforzarle per la corruzione». «Altra cosa è parlare della pubblicazione o della troppa pubblicità — aggiunge — specie se si tocca la vita privata».
Figura chiave delle linee guida sarà il «responsabile per la prevenzione della corruzione», incaricato di redigere il piano per prevenire gli illeciti: dovrà essere un dirigente interno, caratterizzato da un comportamento «integerrimo». Tra i suoi compiti, la stesura di una «mappa dei rischi»: le aziende dovranno innanzitutto individuare in quali aree o settori di attività potrebbero più facilmente verificarsi i reati. E l’ambito di applicazione del provvedimento è particolarmente vasto: in base ai dati del Mef del 2012, le partecipate dall’amministrazione centrale sono 423, cui si aggiungono le 17 partecipate dagli enti previdenziali. A questi bisogna aggiungere i 7.726 enti collegati a Regioni, Province e Comuni.
Il documento prevede inoltre un rigido «sistema di controlli». E se le società ne fossero sprovviste, dovranno essere introdotti nuovi principi e strutture ad hoc . C’è anche un «codice di comportamento» orientato alla prevenzione. Inoltre è stabilito che «gli incarichi dirigenziali non potranno essere conferiti in caso di condanna per reati contro la P.a. o di contemporanei incarichi politici». Da notare il «divieto di assunzione per gli ex dipendenti pubblici che nei tre anni precedenti abbiano esercitato poteri autoritativi o negoziali» per la P.a. E gli incarichi dirigenziali «saranno conferiti a rotazione».
Francesco Di Frischia – Il Corriere della Sera – 25 marzo 2015