Un fenomeno diffuso, quelle delle corse clandestine, e in crescita costante. Un business controllato ed alimentato dalla mafia che prevede una catena di reati come il maltrattamento continuato, doping, scommesse illecite, uccisione violenta, macellazione e distribuzione clandestina.
Ma per i quali non è ancora previsto l’arresto, o per lo meno è facoltativo e le sanzioni pecuniarie non sono troppo onerose. Sono gli articoli 544 (bis, ter, quinquies) del Codice Penale, recentemente inaspriti, ma che non hanno assolutamente arginato il crimine. Anzi, il business galoppa secondo i dati di Gea Press, l’agenzia di stampa che si occupa di maltrattamenti agli animali.
In tutte le città della Sicilia e nei centri più grandi del trapanese, messinese e siracusano si corre di notte o all’alba nelle circonvallazioni e per le strade meno controllate. Sono circa mille i cavalli impiegati in ogni provincia, attorno a loro gravitano almeno 3 persone, le scommesse vanno da 30 a 100 euro, ogni corsa viene seguita da almeno 200 persone per un affare globale di più di un miliardo di euro l’anno. I cavalli provengono dal Nord est Europa, dalla Spagna, dai trottatori più scarsi degli ippodromi, età media 5 anni, costo da 1000 a 4000 euro. Il puledro si tiene e si massacra per due, tre anni circa, poi si rivende o si macella allo stesso prezzo iniziale.
Ma dove vengono tenuti gli animali? I pochi fortunati che hanno una vera stalla, con biada ed aria a sufficienza, sono i «vincenti», i cavalli dei boss o dei loro prestanome. La gran parte viene chiusa nei van nascosti nei garage o in box improvvisati di due metri per uno senza luce. Li tengono legati al morso con due catene e moschettoni da trenta centimetri. Al buio. Per giornate intere immobili. Forse sedati. Poi l’allenamento, tra le strade della città, con i motorini complici e strombazzanti attorno per abituarli al frastuono della gara, le frustate, e se c’è competizione in vista, le prime dosi di doping. Un mix di cinque elementi riuniti sotto il nome di xenobiotici dall’effetto devastante. Alla partenza delle corse, come documentano alcuni filmati, non è raro vedere la mano di uno della banda che striscia con forza sotto le narici della bestia. Quasi certamente è cocaina, qualche grammo per rendere più «brillante» la la prestazione. Tra i protagonisti delle corse clandestine c’è anche qualche razza in ascesa: si tratta di un cavallino, più piccolo e leggero, creato in Campania da una serie di incroci tra purosangue e pony.
Nel 2010 i Nas, un esercito esiguo composto in Sicilia da non più di trenta carabinieri, hanno denunciato tra Palermo, Trapani ed Agrigento 45 persone per corse clandestine e doping.
raguna news – 17 aprile 2011