La vendetta a tutti i costi. Cercata e ottenuta per la morte di un gattino. Un’assurda violenza ai danni di un pacifico dottore, un veterinario intervenuto nel tentativo di salvare l’esistenza probabilmente segnata di quel cucciolo. Un pestaggio in piena regola davanti agli occhi di alcuni testimoni, costato diverse ferite alla vittima nonché una denuncia spiccata nei confronti di un giovane straniero. L’incredibile episodio è accaduto giovedì scorso negli uffici del servizio veterinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, ma il prologo risale a 24 ore prima.
Mercoledì, nella sede di largo Internati di Ferramonti, s’è infatti presentato un ventitreenne d’origine russa con il suo gattino in braccio. Il ragazzo, secondo quanto ricostruito dai poliziotti del questore Luigi Liguori, avrebbe iniziato a chiedere attenzione per il suo animale con accentuata veemenza. Uno dei dottori presenti ha cercato di far comprendere allo straniero che si sarebbe dovuto recare in un’altra sede dell’Asp. Ma l’agitata insistenza del giovane ha spinto il professionista a visitare il piccolo quattrozampe. Nel giro di qualche ora, però, le condizioni del gattino sarebbero rapidamente peggiorate fino alla morte. Giovedì la vendetta: il ventitreenne s’è presentato nello stesso ufficio sanitario e ha aggredito a calci e pugni il veterinario (a suo dire responsabile della fine del cucciolo) dandosi poi alla fuga. Gli agenti della squadra volante, diretti dal commissario capo Giuliana Ferrara, non ci hanno messo molto a individuare il sospettato e a denunciarlo in stato di libertà. Sono invece ancora da quantificare i danni fisici subiti dalla vittima, accompagnato in ospedale da un’ambulanza e sottoposto da due giorni a continui accertamenti clinici. La vicenda ha suscitato sgomento tra dirigenti e operatori dell’Asp. Amarezza sintetizzata dal dottor Marcello Perrelli, direttore del dipartimento prevenzione: «La vittima è una delle persone più di buon cuore che conosca. Siamo tutti preoccupati per la facilità con la quale chiunque possa aggredire un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni». Non è del resto la prima volta che sulle rive del Crati viene preso di mira con modalità così brutali un medico. «Esistono mille modi – continua Perrelli – per rivendicare i propri interessi, ma la violenza è intollerabile. Siamo nel 2014 e assistere ancora a tutto questo è davvero scioccante». «Vorrei comunque ringraziare –chiude il dirigente dell’Asp –la polizia e il personale del 118 per la solerzia dimostrata in questa sconcertante occasione
20 ottobre 2014