La Stampa. Un po’ per volta l’onda anomala estiva si va ritirando, ma gli esperti già si interrogano su che autunno pandemico sarà. Con il ritorno delle temperature più rigide una nuova ondata è data comunque per scontata. Il problema è che il virus troverà praterie lungo le quali scorrazzare, perché metà degli italiani, circa 30 milioni, sono altamente esposti a rischio di contagio e di contrarre forme sia pure non gravi di malattia. Tra loro ci sono i No Vax convinti che di dosi non se ne sono fatta somministrare nemmeno una, quelli che si sono fermati alla seconda e i refrattari alla quarta dose. A contarli qualche giorno fa è stata la Fiaso, la Federazione di Asl e ospedali e non è che i numeri nel frattempo siano cambiati significativamente.
I mai vaccinati e nemmeno immunizzati dalla malattia negli ultimi sei mesi sono 3 milioni e 400 mila, a questi vanno aggiunti 5 milioni e 264 mila senza terza dose e senza un contagio negli ultimi 180 giorni. Ci sono poi 2 milioni e 216 mila bambini tra zero e 4 anni per ora non vaccinabili e 19 milioni e 689 mila vaccinati con la terza dose ma da più di sei mesi, che per questo hanno una protezione dal contagio ridotta a circa il 30%. Il totale fa appunto 30 milioni e mezzo di italiani, anche se, tolti i 5,6 milioni totalmente privi di copertura vaccinale, i restanti 25 conservano una buona protezione dalle forme severe di malattia. Tra questi 30 milioni coperti poco o niente dai vaccini, oltre la metà, 16 milioni e passa, sono over 50 e quindi mediamente più esposti al rischio di ospedalizzazione. Per non contare i «No Vax di ritorno», coloro che dopo essersi contagiati in massa con Omicron dovrebbero rivaccinarsi – passati 120 giorni dalla guarigione – ma non lo fanno.
Con questi numeri una nuova ondata rischia insomma di generare ancora pressione sugli ospedali e di paralizzare il Paese, perché asintomatici o malati non gravi che siano, viste le regole attuali, i contagiati devono comunque stare a casa minimo sette giorni. E già oggi, con un milione e 449 mila positivi ufficiali e altrettanti «clandestini», i servizi essenziali sono andati in affanno. Storia che rischia di ripetersi in autunno, coinvolgendo anche le scuole.
Non a caso ieri l’assessore alla sanità del Lazio, Alessio D’Amato, è tornato a chiedere di accorciare la quarantena, «consentendo ai positivi asintomatici anche senza test negativo di uscire dall’isolamento dopo cinque giorni dalla scomparsa dei sintomi», ha detto riportando una proposta condivisa da larga parte delle Regioni. Il ministro Speranza finora ha scelto la strada della prudenza, in attesa che la circolazione del virus diminuisse. Ma a breve i suoi tecnici estrarranno dal cassetto la circolare che dà una prima sforbiciata all’isolamento, cancellando la quarantena per chi non ha più sintomi da 48 ore e risulta negativo a un tampone eseguito comunque in farmacia, alla Asl o dal medico. Questo perché con Omicron 5 molti non hanno accusato sintomi o comunque ne hanno avuti di lievi, scoprendo di essere positivi dopo diversi giorni. Inoltre, secondo l’Ordine dei medici, con la variante oggi dominante sono in aumento coloro che risultano positivi al test solo alcuni giorni dopo la comparsa dei sintomi. A quel punto in parecchi casi ci si negativizza in meno di una settimana, ma si resta comunque intrappolati in casa fino alla scadenza dei sette giorni. In autunno poi potrebbe arrivare anche un taglio più netto, che libererebbe tutti i positivi asintomatici, obbligandoli però all’uso delle Ffp2 al chiuso o in presenza di assembramenti, con sanzioni penali e pecuniarie per chi trasgredisce.
È chiaro però che sarà necessario rimettere il turbo alla campagna vaccinale. Che nonostante il caldo questi ultimi giorni, dopo la strigliata del generale Tommaso Petrone alle Regioni, ha ripreso a marciare al ritmo di 80 mila quarte dosi al giorno, avvicinandosi così al target di 100 mila indicato dello stesso responsabile dell’Unità per il completamento della campagna vaccinale. Ma da settembre, con mezza Italia esposta a rischio di contagio, bisognerà fare di più. —