Il 2012 è stato per l’economia italiana il più difficile degli ultimi 10 anni, cioè dal 2002 in poi. Lo rileva la ricerca «L’Italia delle Imprese» realizzata da Fondazione Nord Est su uno spaccato del sistema produttivo italiano.
La crisi, evidenzia l’indagine, sta agendo come una sorta di setaccio che divide le imprese tra quelle che stanno «ripiegando su se stesse» nella convinzione che sia più semplice nell’immediato trovare da soli le risposte alla crisi (28.1%), e quelle che invece mostrano capacità di reazione, di investimento nel futuro alimentando processi di innovazione e di apertura verso nuovi mercati esteri (58,1%). Ma, una volta chiamati a individuare le strategie che intendono perseguire per essere competitivi, i due terzi delle aziende (67,2%) dichiara la necessità di attuare processi di aggregazione quali consorzi, fusioni o acquisizioni.
Di fatto – sottolinea la Fondazione Nordest – vi è una riduzione degli investimenti, che interessa il 23,8% delle imprese (poco meno di un quarto), contro il 34,6% del 2011. Quanto al rapporto banche-impresa, nell’ultimo anno solo il 27,6% delle aziende dichiara di essersi rivolto a una banca per nuovi affidamenti (contro il 35,4% del 2009), per ragioni dovute soprattutto da problemi di liquidità di cassa (74,4%) e dalla necessità di nuovi investimenti (43,2%). Dalla ricerca emerge che il 39,2% delle aziende ritiene che l’export sia ancora la principale leva per lo sviluppo e la crescita, tant’è che ha investito su processi di internazionalizzazione. Il 27,6% ritiene che la piccola dimensione d’impresa sia diventata un limite alla competitività dell’azienda e più di un’azienda su quattro (26,3%) dichiara di essere inserita in forme di aggregazione. (Ansa)
15 novembre 2012