Di Chiara Palmerini. L’ultimo è stato un virus sconosciuto dell’influenza: ricercatori dei CDC americani lo hanno identificato l’anno scorso in una specie di pipistrelli che vive in Perù. Appartiene alla famiglia dei virus dell’influenza A, che infettano soprattutto gli uccelli, ma che possono contagiare anche altri animali, uomo incluso.
Non pare sia una minaccia, perlomeno non immediata, ma è solo l’esempio più recente di una serie di virus assai pericolosi che albergano nei pipistrelli. Fino a pochi anni fa questi mammiferi volanti erano in fondo alla lista dei sospettati: nessuno pensava a loro come possibili responsabili della trasmissione di gravi malattie all’uomo. Ora invece gli scienziati considerano i chirotteri tra le specie più a rischio di far compiere il salto di nuovi e pericolosi virus nell’uomo.
La rabbia…
La malattia che di solito viene associata ai pipistrelli è la rabbia, l’infezione più letale che esista per l’uomo. Delle 55mila persone che ogni anno ancora muoiono per questa malattia, pochissimi si stima siano i casi causati dai pipistrelli (in media due l’anno negli Stati Uniti).
Di sicuro, i pipistrelli vampiro del Sud America trasmettono la malattia al bestiame causando la morte di migliaia di capi ogni anno. La prima volta che gli scienziati hanno individuato un legame tra i pipistrelli e il virus è stato all’inizio del Novecento. Nel sud del Brasile, 4mila bovini e mille cavalli morirono colpiti dalla rabbia. I pipistrelli erano stati visti avvicinarsi agli animali e tentare di morderli. Due veterinari tedeschi, alla fine, trovarono nel cervello di alcuni pipistrelli catturati i corpi di Negri, segno caratteristico della malattia. Il virus fu poi isolato nei pipistrelli insettivori negli Stati Uniti nel 1953.
Pare accertato che i pipistrelli siano il serbatoio del virus che ha causato l’epidemia della “sindrome respiratoria mediorientale” (MERS). In Arabia Saudita, nel 2012, 94 persone si sono ammalate e 46 sono morte per questa malattia simile a una grave polmonite. Lo stesso è avvenuto nel caso della SARS, scoppiata nel sud est asiatico nel 2002: 8mila persone infettate, 800 morti. In entrambi i casi si trattava di coronavirus, presenti anche nell’uomo, e che normalmente provocano un semplice raffreddore.
Poi c’è Ebola, la terribile febbre emorragica al centro dell’attenzione in questi giorni per il focolaio epidemico scoppiato in Guinea, e che ha già provocato più di cento morti.
I virus sconosciuti
Anche in questo caso, sembra proprio che all’origine dell’infezione ci siano i chirotteri. E ancora: nel 1994, in Australia, alcune persone morirono per una misteriosa e atroce malattia a Hendra, sobborgo di Brisbane. Pochi anni dopo il virus è stato identificato in una specie di pipistrelli chiamate volpi volanti, che si nutrono di frutta, ed è stata ricostruita la catena con cui è probabilmente avvenuta la trasmissione all’uomo. C’è infine Nipah: nel 1999, oltre duecento si sono ammalate in Malesia per un virus sconosciuto, la metà è morta. Anche in questo caso il responsabile, un virus simile a Hendra, era stato trasmesso da volpi volanti, una specie di pipistrello, del Sud Est asiatico.
Il lato buono del pipistrello
Niente panico. I pipistrelli italiani non sono assolutamente pericolosi. Anzi potresti adottarne uno (o una famiglia): ti proteggeranno dalle zanzare.
E guarda anche come possono essere teneri (video).
Come avviene l’infezione
In alcuni casi, pochi, la trasmissione di un virus è avvenuta direttamente da pipistrello a uomo. L’anno scorso, in Australia, un bambino di 8 anni è morto per un’infezione da lyssavirus trasmessa dal graffio di un pipistrello. Più spesso accade che i pipistrelli infettano qualche altro animale, attraverso il quale il virus si trasmette all’uomo. Nel caso di Hendra in Australia, i pipistrelli avevano infettato alcuni cavalli, e da loro il virus era passato all’uomo. Per la sindrome respiratoria mediorientale, a fare da intermediari sono stati probabilmente i cammelli (uno studio l’anno scorso ha individuato anticorpi contro il virus, segno di una passata infezione, in 50 dromedari nello Oman).
Nel caso della SARS, si pensa che l’anello di mezzo della catena sia stato lo zibetto, ma che all’origine ci siano ancora i pipistrelli. L’anno scorso uno studio su Nature l’ha confermato dopo aver trovato un virus praticamente identico a quello della SARS in pipistrelli chiamati «ferro di cavallo» in Cina.
Sia Ebola sia il virus Nipah, che hanno come serbatoio le volpi volanti, si pensa abbiano contagiato animali che si sono nutriti di frutta parzialmente mangiata dai pipistrelli e contaminata con la loro saliva infetta. Dagli animali, maiali nel caso di Nipah, forse scimmie nel caso di Ebola, il virus sarebbe poi arrivato all’uomo. L’anno scorso, anticorpi contro il virus di Ebola sono stati identificati anche in pipistrelli in Bangladesh, segnale allarmante perché il virus non sarebbe solo in Africa.
Perché tanti virus pericolosi nei pipistrelli?
Le specie di chirotteri sono tantissime: rappresentano quasi il 20 per cento delle specie di mammiferi terrestri. Questa diversità fornisce ai virus una vasta scelta di specie da selezionare e con cui instaurare un rapporto endemico. In più, i pipistrelli volano su lunghe distanze e questo può facilitare la diffusione dei virus, come anche il fatto ben noto che vivono a stretto contatto.
È anche colpa nostra
Con la deforestazione, questi animali vengono spesso sloggiati dal loro habitat naturale e si avvicinano ai territori dell’uomo in cerca di cibo all’uomo. I cambiamenti climatici giocano un ruolo simile. Abbatterli, a parte le simpatie che uno può provare o meno per questi animali, non sembra una grande idea. Sembra ottenere l’effetto contrario nel caso dei pipistrelli vampiro: siccome è praticamente impossibile ucciderli tutti, finisce che con meno competizione per il cibo, le colonie si moltiplicano rapidamente. I pipistrelli sono anche una grande risorsa per l’ecologia. Le specie che si nutrono di insetti aiutano a tenerli sotto controllo. Uno studio del 2011 ha stimato che la perdita dei pipistrelli costerebbe agli agricoltori negli Stati Uniti tra 4 e 50 miliardi di dollari.
Focus – 21 aprile 2014