L’intervista di Repubblica. Ministro D’Alia, la decisione del governo di bloccare ancora gli aumenti del pubblico impiego ha scatenato le proteste dei sindacati. Si va verso lo sciopero a ottobre. Da titolare dalla Pubblica amministrazione come risponde alle proteste?
«Quella del mancato aumento dello stipendio dei dipendenti pubblici è una scelta dolorosa assunta dai governi che ci hanno preceduto dal 2010 a oggi. Noi ci siamo insediati da tre mesi e abbiamo dovuto prendere atto che il rinnovo contrattuale sarebbe costato sette miliardi, soldi che non abbiamo. Abbiamo il nodo Imu e Iva e comunque siamo riusciti a trovare un miliardo per la cassa integrazione e un altro miliardo e mezzo per l’occupazione giovanile. Oltretutto abbiamo modificato il blocco contrattuale mantenendo quello economico solo per il 2014 e decidendo di aprire subito la discussione sulla parte giuridica».
Quando partirà il lavoro sul rinnovo giuridico dei contratti?
«Abbiamo convocato per settembre i tavoli con i sindacati e vorremmo mettere al centro dell’accordo non solo il rinnovo dei contratti per la parte relativa al trattamento giuridico, ma attraverso la contrattazione di secondo livello anche la possibilità di reperire risorse da destinare, non a pioggia, al personale dipendente».
Dove pensate di trovare queste risorse?
«Con la lotta agli sprechi. Vogliamo scrivere una procedura concordata con i sindacati per una nuova spending review».
Su quali settori?
«Il taglio delle auto blu che tra Stato, regioni ed enti locali costano ancora circa un miliardo all’anno. Il taglio delle consulenze, che costano oltre 1,2 miliardi. Pensiamo poi un piano di ristrutturazione e soppressione dei tanti enti inutili e delle società partecipate. Un sindacato responsabile come la Cisl ha indicato, e condividiamo, anche un intervento sugli acquisti di beni e servizi nelle pubbliche ammini-strazioni, se venissero totalmente centralizzati otterremmo risparmi significativi. A questo si possono aggiungere alcuni progetti pilota sperimentali da far testare ad alcune pubbliche amministrazioni».
Perché passare attraverso la contrattazione di secondo livello?
«Per condividere con il sindacato l’applicazione delle procedure di razionalizzazione della spesa usando le risorse reperite per finanziare contratti. Così andremmo ad incentivare le tante professionalitàdel pubblico impiego oggi demotivate dalla mancanza di soldi».
Come farà lo Stato a spronare le singole amministrazioni a tagliare le spese?
«Questo lo concorderemo con il sindacato».
Che tempi prevede?
«Il 4 settembre abbiamo convocato il tavolo con le organizzazioni sindacali del comparto sicurezza e difesa, il 10 con quelle dei vigili del fuoco e dobbiamo trovare una data che cada prima del 15 con i sindacati delle altre categorie interessate al pubblico impiego per iniziare a discutere il rinnovo contrattuale nella sua parte giuridica. Il tavolo inizia a settembre e il mio obiettivo è chiudere entro il 2014. Chiaramente prima chiudiamo meglio è, ma i tempi li vedremo insieme ai sindacati. È evidente che se poi le condizioni economiche migliorano nel 2014 ci sarà la possibilità di integrare la parte giuridica con quella economica, ferma restando la lotta agli sprechi dalla quale vogliamo partire subito per trovare risorse ».
Come si interseca il dibattito sull’Imu con gli stipendi della Pa?
«Quando Saccomanni propone soluzioni per riformare l’Imu lo fa per mettere in guardia da decisioni che possono avere effetti regressivi colpendo il ceto medio, che precipiterebbe rapidamente sotto la soglia di povertà. È necessario che gli interventi sull’Imu facciano risparmiare il ceto medio – parlo dei dipendenti pubblici e privati – che da cinque anni subisce un impoverimento e rappresenta la vera risorsa che ha consentito al Paese di superare le varie crisi che ha avuto fino ad oggi».
Repubblica – 11 agosto 2013