Spending review permanente e freno alle clausole di salvaguardia già con la prossima manovra di bilancio autunnale. Sarà questo il primo effetto della riforma della legge di bilancio che ha ricevuto ieri l’ok senza modifiche, in sede referente, della commissione Bilancio del Senato. Il provvedimento, già approvato dalla Camera, approderà la prossima settimana in Aula a palazzo Madama per ricevere il via libera definitivo. E sempre la prossima settimana la Camera darà il disco verde finale all’altra costola della riforma: le nuove regole per i bilanci di Regioni ed enti locali, che hanno già ricevuto il primo ok del Senato.
Il testo di iniziativa parlamentare e promosso dal presidente della commissione Bilancio di Montecitorio, Francesco Boccia, manda di fatto in pensione la legge di Stabilità e completa il nuovo quadro regolatorio previsto in attuazione dell’equilibrio di bilancio (legge costituzionale n. 1 del 2012). Con la riforma la manovra annuale sarà definita con un unico provvedimento composto da una prima parte di disposizioni che integrano o modificano la legislazione di entrata o di spesa (ovvero gli attuali contenuti della legge di Stabilità) e una seconda parte di natura tabellare che assorbe la vecchia legge di bilancio.
Con l’entrata in vigore delle nuove regole «avremo un bilancio moderno, con il definitivo stop al “suk” delle micro-norme», afferma soddisfatto Boccia, che sottolinea anche come la quasi simultanea approvazione definitiva dei due provvedimenti sul bilancio dello Stato e sui bilanci di regioni ed enti locali è stato reso possibile «dalla tenuta dell’intesa raggiunta su questo tema dalle forze politiche».
Il perno della riforma è rappresentato dal nuovo dispositivo che collega in modo rigido la decisione di bilancio all’insieme delle entrate e delle spese pubbliche, anziché sulla loro variazione al margine e che rende permanente e strutturale la spending review. Con una nuova tabella di marcia finalizzata a individuare e selezionare in corso d’anno gli interventi di revisione della spesa senza più ricorrere al rito dell’estenuante trattativa autunnale sui tagli, con i ministeri da una parte e il Mef e la presidenza del Consiglio dall’altra, che ha preceduto negli ultimi anni il varo di tutte le leggi di Stabilità.
Tra le novità tecniche il nuovo calendario previsto per la presentazione dei documenti di finanza pubblica che danno vita al ciclo di bilancio: la nota di aggiornamento al Def dovrà essere presentata entro il 27 settembre in Parlamento mentre il Ddl unificato di Bilancio sarà varato il 10 ottobre e trasmesso alle Camere entro il 20 dello stesso mese.
Cambierà fisionomia anche il Def. Il Documento di economia e finanza d’ora in poi dovrà contenere le informazioni di dettaglio sui risultati e le previsioni triennali dei conti dei principali settori di spesa (con particolare riferimento a quelli relativi al pubblico impiego, alla protezione sociale e alla sanità), nonché sul debito e sul relativo costo medio. Vengono anche attribuiti maggiori poteri al presidente del Consiglio nel coordinamento della finanza pubblica e, in particolare, sulla ricalibratura dei budget dei ministeri che sforano in corso d’anno sui quali si rafforza anche la “vigilanza” del ministero dell’Economia.In particolare, su proposta del Mef, il premier, «previa delibera del Consiglio dei ministri», potrà emanare un proprio decreto per provvedere alla «riduzione degli stanziamenti iscritti negli stati di previsione della spesa nel rispetto dei vincoli di spesa».
È poi previsto un allegato nuovo al Def contenente indicatori di benessere equo e sostenibile selezionati per una valutazione più ampia dell’impatto delle politiche pubbliche, a cui si aggiunge la sperimentazione del “bilancio di genere”, anche in questo caso per una più completa valutazione d’impatto delle norme su uomini e donne.
D.Col. e M.Rog. – Il Sole 24 Ore – 22 luglio 2016