Il rapporto dei veterinari della Asl riaccende le polemiche
In passato, dieci anni fa, le accuse arrivavano soltanto dai pacifisti: attorno al poligono militare di Perdasdefogu e Quirra venti morti di leucemia in una frazione di 150 abitanti, più 23 militari. Adesso c’è addirittura un rapporto curato dai veterinari delle Asl di Lanusei e Cagliari a confermare i sospetti: due allevatori su tre che accudiscono il bestiame a Quirra muoiono di leucemia (esattamente 10 pastori su 18), e nello stesso periodo, dal 2000 al 2010, si sono verificate malformazioni congenite negli agnelli, nati con sei gambe, senza occhi o sventrati
Il sospetto è atroce: negli anni ’80 e ’90, quando bastava una semplice autocertificazione delle industrie belliche e delle forze armate internazionali sull’attività da svolgere in Sardegna per poter affittare il poligono, probabilmente a Quirra sono state testate armi di ogni tipo. Anche quelle più dirompenti, come quelle per collaudare gli oleodotti da installare poi nelle zone di guerra come Somalia o Iraq e in grado di resistere a qualsiasi bomba.
Lo Stato maggiore della Difesa ha sempre negato: in Sardegna non sono mai state utilizzate armi all’uranio impoverito, poco costose, realizzate con gli scarti della lavorazione delle centrali nucleari, capaci di sfondare qualsiasi corazza. Poi però i risultati delle commissioni parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito e sui tumori causati dalle nano particelle di metalli pesanti generate da esplosioni a certe temperature, hanno spinto il Governo italiano a parificare i poligoni sardi alle zone di guerra come i Balcani, al fine di risarcire i militari o i residenti colpiti da tumore.
Tra segreti industriali, di Stato e militari, la verità non è mai venuta fuori. Si sussurra, si vocifera, si teme. Tutto resta secretato. Per esempio l’elenco delle industrie belliche che hanno effettuato sperimentazioni nei poligoni sardi. Non resta che affidarsi ai racconti, alle testimonianze. A Escalaplano in tanti ricordano una misteriosa polvere bianca che un giorno, anni ’80, sporcò i tetti delle case di tutto il paese. E i bambini malformati nati negli anni successivi. A Teulada tanti militari, rigorosamente anonimi, ricordano le possenti protezioni usate dai militari americani durante le esercitazioni, mentre i colleghi italiani perlustravano il territorio con le magliette a maniche corte, magari verde militare mimetico.
Certi argomenti non devono essere né di destra né di sinistra, il modo tutto italiano di vedere i fatti. Il futuro è l’esercito dell’Europa unita, magari poligoni in zone desertiche come accade negli Stati Uniti. E a quel punto Teulada, Quirra e Capo Frasca diventeranno obsoleti o inutili come è accaduto per La Maddalena. Nel frattempo è giusto sapere quel che accade nei poligoni sardi. Per rispetto alle popolazioni dei paesi limitrofi, che hanno pagato a caro prezzo le installazioni militari (Teulada, per esempio, è l’unico paese costiero della Sardegna in cui si è registrato negli ultimi vent’anni un calo demografico del 50 per cento, senza contare la disoccupazione giovanile record). Ma soprattutto per rispetto ai militari: quelli più esposti ai rischi delle guerre simulate senza controlli. E per programmare la bonifica delle zone inquinate. Bisogna fare in fretta: nella penisola di Capo Teulada, per esempio, gli esperti hanno già dichiarato che una bonifica è impossibile. E non si deve arrivare a questo punto.
L’Unione sarda
5 gennaio 2010