La Bce l’ha chiesto al Governo Berlusconi di tagliare, tra le altre cose, anche le retribuzioni dei dipendenti pubblici. Una proposta choc che difficilmente potrà essere attuata in Italia, viste le gravi ripercussioni economiche e sociali che l’applicazione di questa misura comporterebbe.
Tuttavia, sottolinea la Cgia di Mestre, il problema esiste: le retribuzioni dei lavoratori del pubblico impiego sono cresciute troppo. «Ma il 2001 e il 2009 – sottolinea Giuseppe Bortolussi segretario degli artigiani di Mestre -afronte di una diminuzione di quasi 111.000 dipendenti pubblici, la spesa per il costo del lavoro è invece aumentata del 29,5%. In termini assoluti è cresciuta di 37,7 mld di euro, passando da 127,7 mld di euro riferiti al 2001, ai 165,4 mld di euro spesi dallo Stato nel 2009. Sempre in questo arco temporale, l’inflazione, invece, è aumentata del 21,5%». Tuttavia, non per tutti i dipendenti pubblici le cose sono andate allo stesso modo. Tre ii settori dove gli aumenti sono stati più consistenti, la Cgia segnala i dipendenti degli enti pubblici non economici (Aci, Enit, Ice, Inps, Inail, Inpdap, etc): il loro incremento retributivo medio è stato, tra il 2001 e il 2009, del 46%. Anche nella Magistratura le cose non sono andate male. Anzi: l’aumento medio è stato del 42,5%. Se le Regioni e gli enti locali la crescita è stata del 41%, i corpi di polizia hanno registrato un aumento medio del 35,2%. Gli enti di ricerca del 33,8%, appena sotto l’ultimo dato troviamo l’Università ( 33%), la sanità ( 30,7%), e le forze armate ( 30,3%) e la scuola ( 27,9%). La Corte dei Conti ha messo in luce come il numero di dipendenti pubblici sia diminuito in questi anni, passando da 3.637.503 unità nel 2001 a 3.526.586 nel 2009. L’Italia fa registrare un valore di 58,4 dipendenti ogni L000 abitanti, su una soglia più simile a quella della Germania (55,4 ogni 1000 abitanti, per un totale di 4,5 milioni ) che della Francia (80,8 ogni 1000 abitanti, per un totale di 5,2 milioni).
Il Giornale di Vicenza – 12 agosto 2011