Andrea Bassi, Il Messaggero. Pa, arriva un super-premio riservato ai dirigenti migliori. Per i dirigenti pubblici sarà una piccola rivoluzione. I “manager” che guidano le amministrazioni statali non saranno più tutti uguali. Le loro posizioni saranno «graduate». Cosa significa? Che un dirigente che è a capo sostanzialmente di sé stesso o di pochi dipendenti, guadagnerà di meno di un collega che, magari, guida decine di persone.
E tra i criteri di questa “classifica” ci saranno anche le complessità organizzative e le responsabilità che i dirigenti saranno chiamati ad assumersi. Più difficile sarà l’incarico e maggiori i rischi, più alti saranno gli stipendi. Anche i «premi», la cosiddetta «retribuzione di risultato», cambieranno. Per chi ha obiettivi più complessi, il riconoscimento economico per il raggiungimento dei risultati sarà maggiorato fino al 30 per cento. Le novità sono contenute nelle bozze del nuovo contratto per la dirigenza pubblica in discussione tra l’Aran, l’Agenzia che tratta per il governo, e i sindacati. Il prossimo appuntamento del tavolo negoziale è previsto per il 22 maggio con l’obiettivo di chiudere in tempi brevi la negoziazione.
IL MECCANISMO
I dirigenti pubblici di cui si parla sono quelli cosiddetti di “seconda fascia”, la maggior parte dei 4 mila manager che lavorano nella pubblica amministrazione. Il contratto che stanno rinnovando è ancora quello del triennio che va dal 2019 al 2021, visto il ritardo strutturale con il quale gli accordi del pubblico impiego vengono sottoscritti. L’ipotesi di nuovo contratto prevede aumenti di rilievo per tutta la dirigenza pubblica. Sul tavolo ci sono incrementi che potranno arrivare fino a 390 euro lordi mensili (per i dirigenti dell’Enac), passando per i 340 euro per i dirigenti di prima fascia dei ministeri, delle agenzie fiscali e dell’Inps, fino ai 195 euro, sempre lordi mensili, per i dirigenti di seconda fascia. La retribuzione di chi guida gli uffici è composta da tre voci: il tabellare, la posizione (che a sua volta si divide in una componente fissa e una variabile) e il risultato.
LA GUIDA
Prendiamo i dirigenti apicali, quelli di prima fascia. Secondo l’ipotesi di contratto, le due prime voci di aumento, quella “tabellare” e quella di “posizione fissa”, comporteranno un aumento di 100 euro per 13 mensilità per il 2019, di 130 euro per 13 mensilità per il 2020 e di 170 euro a regime a partire dal primo gennaio del 2021 per il tabellare e di 95 euro lorde mensili per il 2019 (sempre per tredici mensilità) ) e di 170 euro a partire dai primo gennaio del 2020 per la posizione.
Per i dirigenti di seconda fascia, invece, l’aumento previsto a regime dalla bozza di contratto, è di 195 euro mensili lordi, 135 euro per il “tabellare” e 60 euro per la “posizione”. Solo per queste due voci, i dirigenti pubblici riceveranno anche gli arretrati a partire dal 2019, anno in cui il nuovo contratto avrebbe dovuto entrare in vigore. Duque le somme dovute andranno calcolate dal primo gennaio del 2019 fino a marzo di quest’anno per i dirigenti di seconda fa[1]scia, ammontano a circa 8.500 euro lordi.
Oltre alla retribuzione di “posizione” di parte fissa c’è, come detto, un’altra retribuzione di posizione che è variabile ed è finanziata, insieme ai premi, con i fondi delle stesse amministrazioni. Questi fondi possono attribuire ai dirigenti di seconda fascia, uno stipendio “extra” che varia da 13.345 euro fino a 46.914 euro annui. Ed è proprio su questo “extra” che vanno ad inserirsi le nuove norme sul merito. Innanzitutto, come detto, il trattamento economico di posizione “variabile”, dovrà essere riconosciuto a seconda delle funzioni attribuite al dirigente, della complessità dell’ufficio a cui sovrintende e delle responsabilità amministrative. Non solo. Andrà tenuto conto in questa valutazione, anche se si tratta di uffici che si occupano del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Stesso discorso per i premi.
GLI INTEGRATIVI
La retribuzione di risultato, spiega la bozza di contratto, serve a premiare la performance individuale. Quando nella contrattazione integrativa saranno definiti i criteri per assegnare i premi, andranno trovati dei meccanismi per «differenziare» gli importi a seconda del voto conseguito (la bozza di contratto li definisce “diversi livelli di valutazione”). E tra questi criteri, si legge nel testo, bisognerà tenere conto «della natura più o meno sfidante degli obiettivi assegnati». Insomma, se si decide di assegnare obiettivi come la partecipazione a riunioni o l’invio di mail (cosa che in passato è accaduta), non si potrà poi pretendere di avere lo stesso premio di un dirigente che deve portare a casa la realizzazione di un’opera pubblica del Pnrr entro il 2026.