Un inserimento del decreto salva-banche direttamente in manovra. Con il trascorrere delle ore è un’ipotesi che sta prendendo sempre più corpo. Tanto è vero che è stata valutata ieri dai tecnici del ministero dell’Economia poco prima dell’avvio formale dell’iter della legge di stabilità in commissione Bilancio alla Camera.
Anche a causa della mole di provvedimenti all’esame del Parlamento il Governo sarebbe orientato a riprodurre per il Dl, che prevede il salvataggio di quattro Istituti di credito (Cassa di Ferrara, Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti), la stessa operazione già realizzata per il decreto salva-Regioni nel primo passaggio della manovra al Senato con un emendamento ad hoc. E questa modifica dovrebbe aggiungersi a quelle già in rampa di lancio: la maxi-dote da 1 miliardo per la sicurezza annunciata ieri dal premier insieme a 1 altro miliardo sul fronte cultura-educazione (v. altro articolo a pag. 7); il pacchetto sud; i ritocchi ai giochi e il rafforzamento dell’opzione donna sul versante pensioni. Il tutto, come ha chiarito lo stesso Matteo Renzi, rinunciando ad anticipare il taglio dell’Ires nel 2016 anche nel caso di ok della Ue alla clausola migranti e tenendo comunque conto anche dei correttivi presentati dai deputati.
I gruppi parlamentari dovranno presentare i loro emendamenti entro venerdì 27 novembre alle ore 18,30 secondo la tabella di marcia stilata ieri dalla commissione Bilancio di Montecitorio che prevede un iter rapido con l’inizio delle votazioni domenica 6 dicembre per chiudere l’11 dicembre con il mandato ai relatori, Fabio Melilli (Pd) e Paolo Tancredi (Ap). L’obiettivo è di far approdare il testo in Aula il 14 dicembre.
Intanto ieri è arrivato il dossier del Servizio Bilancio di Montecitorio. A finire nel mirino dei tecnici della Camera l’imposta di registro agevolata che potrebbe produrre minor gettito, il nuovo sistema rateizzato di versamento con la bolletta elettrica del Canone Rai introdotto al Senato perché garantendo il flusso di pagamenti da luglio 2016 e non più dai primi due mesi dell’anno potrebbe produrre effetti negativi in termini di cassa. Sotto la lente anche un altro correttivo del Senato: lo stop a Imu-Tasi sulla prima casa data in comodato d’uso ai figli o a un parente diretto: i tecnici chiedono lumi sulla tassazione da applicare al comodante sulla sua nuova residenza nel caso risulti abitazione principale. Anche il salvataggio del Gran premio di formula uno di Monza non convince del tutto i tecnici che chiedono se sia garantita la clausola di neutralità finanziaria. Osservazioni anche su altre misure: dall’abolizione della tassa sugli imbullonati al fronte tagli (sanità e metodo Consip per i ministeri) fino al pareggio di bilancio per gli enti locali e ai giochi.
Quanto al “salva-banche” a confermare che è «tecnicamente possibile» inserirlo nella “stabilità” è il presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia (Pd). Nel travaso nella manovra il “salva-banche” potrebbe tra l’altro anche subire qualche aggiustamento. I tecnici sarebbero già al lavoro su un altro correttivo per contenere l’impatto del previsto taglio dell’Ires (a questo punto sicuramente dal 2017) sul conto economico delle banche visto che con la riduzione dell’aliquote di 3,5 punti si ridurrebbe anche la deducibilità fiscale dei crediti in sofferenza con una ripercussione negativa sul patrimonio degli istituti di credito (si sono ipotizzati 4-6 miliardi). Due sarebbero le opzioni allo studio: La prima guarda al modello spagnolo che prevede di poter rendere la convertibilità delle Dta da gratuita ad onerosa attraverso un “canone” annuale; la seconda possibilità consentirebbe di continuare ad avvalersi della deducibilità con la vecchia aliquota pagando in cambio un’imposta sostitutiva dell’Ires.
Tra i possibili ritocchi in arrivo anche una modifica sulle assunzioni dei medici legata alla questione nuovo orario. E soprattutto il pacchetto Sud. Ad auspicare che il nodo venga sciolto durante il cammino della “stabilità” a Montecitorio è il presidente del Senato, Piero Grasso. Per Boccia occorre mettere fine a interventi anno per anno e legare le nuove «misure sia sul lavoro che sugli investimenti e ricerca» alla programmazione europea pluriennale (quindi fino al 2020).
Marco Rogari – Il Sole 24 Ore – 25 novembre 2015