Stop dallo stesso Consiglio in via cautelativa. Ma sarà battaglia al Tar
VENEZIA — La Corte dei conti getta nello scompiglio il consiglio regionale. Dopo la contestazione dei magistrati contabili sulle spese sostenute dai gruppi nel 2012, reprimenda cui deve seguire per legge non solo la restituzione dei denari in questione (512 mila euro) ma anche lo stop ai finanziamenti 2013 (542 mila euro), la struttura di Palazzo Ferro Fini che si occupa dell’erogazione dei fondi mensili ai partiti ha deciso di congelare la cassa in via cautelativa, sull’esempio di quanto già fatto dal consiglio regionale della Lombardia, e questo nonostante l’Ufficio di presidenza non abbia mai deliberato alcunché sul punto (si riunirà oggi). Intanto i capigruppo hanno posto il veto su ogni iniziativa politica da parte dei colleghi (a meno che non sia «a costo zero») e stanno procedendo ad una severa revisione dei contratti dei consulenti e dei collaboratori, il presidente dell’assemblea Valdo Ruffato ha incontrato il procuratore della Corte dei conti Carmine Scarano e la Lega Nord si è rivolta al Tar per evitare la stangata che le costerebbe, solo di spese da risarcire, oltre un milione di euro (il contributo annuale è invece di 149 mila euro). Insomma, è il caos.
A mettere un po’ d’ordine, quanto meno sul piano legale, ci prova il parere chiesto dal consiglio agli avvocati Domenichelli, Bertolissi e Rossi, consegnato proprio ieri nelle mani di Ruffato. Ribadito che, nel silenzio della legge, a ricorrere contro la decisione della Corte dei conti potranno essere solo i gruppi al Tar (come ha già fatto il Carroccio, che ha aperto il fronte), entro il 27 settembre, oppure il consiglio davanti alla Corte costituzionale per un conflitto di attribuzione, gli avvocati sottolineano come possano esservi importanti chance di vittoria innanzitutto per violazione del principio del contraddittorio (ai consiglieri non sarebbe stata data la possibilità di difendersi), del divieto di retroattività della norma (i controlli dovrebbero essere attuati dal 2013, solo un’interpretazione della Corte dei conti li ha anticipati al 2012) e per la «manifesta irragionevolezza e violazione del principio di proporzionalità della misura sanzionatoria della decadenza» dal diritto di percepire i finanziamenti di quest’anno. E però sono gli stessi legali a far presente che fino a quando non vi sarà una sentenza del Tar o della Consulta, l’Ufficio di presidenza sarà costretto a dar seguito tanto all’obbligo di restituzione dei fondi 2012 (agendo in via giudiziaria contro gli speakers, responsabili legali dei gruppi) quanto allo stop all’erogazione dei fondi 2013, perché l’eventuale resistenza all’ordine dei magistrati «potrebbe essere considerata come fonte di responsabilità erariale».
Proprio per questo, pare, la struttura amministrativa ha deciso in totale autonomia di procedere dal primo luglio al congelamento dei finanziamenti, anche in assenza di una delibera dell’Ufficio di presidenza che si riunirà oggi. Ruffato era a Roma anche ieri per discutere della vicenda con i colleghi delle altre Regioni, tutti in attesa dell’assemblea plenaria della Corte dei conti che domani, nella capitale, proverà a fare un po’ di chiarezza evitando che si scateni una guerra tra le istituzioni e soprattutto che si superi l’empasse venutasi a creare nei consigli regionali coinvolti, paralizzati dal terrore di incappare in una nuova bastonata. Una situazione che sta finendo per ripercuotersi soprattutto sui collaboratori dei gruppi: il Pd ha deciso di non rinnovare una decina di contratti co.co.pro. scaduti a fine giugno, il Pdl sta vagliando un paio di posizioni ed anche la Lega sta approfondendo l’accordo stipulato con un consulente. Sempre Ruffato, prima di partire per Roma, ha incontrato il procuratore generale della Corte dei conti, Carmine Scarano, per un primo contatto informale dopo l’apertura di un fascicolo conoscitivo. Un atto dovuto in seguito alle censure sollevate dalla sezione di Controllo.
Marco Bonet – Corriere del Veneto – 4 luglio 2013