La notizia va salutata in modo positivo, anche se certamente è radicale: forse presto EFSA avrà ricercatori propri, internamente pagati, e autonomi rispetto a interessi e finanziamenti esterni. Purtroppo oggi, in ragione della presenza “gratuita” di tali persone entro EFSA, vi è la necessità semmai di compensare con borse e assegni questo loro impegno.
Una situazione però non più sostenibile, soprattutto dopo la nuova e più stringente policy sui Conflitti di interesse, che mette al bando qualsiasi ricercatore abbia ricevuto una borsa o assegno di ricerca da parte di industria o privati.
Insomma, per il futuro potrebbero esserci meno Panel (gruppi di lavoro costituiti da volontari esterni coordinati con staff di EFSA) e più staff interno.
Un altro aspetto positivo riguarda poi il fatto che con la nuova configurazione organizzativa, il personale sarà sempre presenta in EFSA; e non saltuariamente, come accaduto fino ad oggi. Il che ha creato spesso malumori e incertezze (vedi caso aspartame, seguito solo da 3 panelist su 14), laddove alcuni critici avevano sostenuto che il decision making scientifico e quindi le opinioni di EFSA fossero prese alla fine dei conti da 2-3 persone che avevano seguito maggiormente il tema e poi ratificate dal resto del gruppo durante i voli a Parma.
Nelle raccomandazioni che il Parlamento Europea (tramite Monica Macovei) aveva fatto ad EFSA (Coldiretti a sua volta aveva avanzato alcune richieste, tramite consultazione pubblica) vi era proprio la richiesta di procedere ad assumere staff pagato. Finchè i ricercatori sono costretti a lavorare gratis, è il ragionamento-, dovranno necessariamente vivere facendo ricorso a fondi provenienti da altre fonti. Che spesso, sono elargiti da partner privati e industria. Rompere questo circolo insomma è la prima mossa per cominciare ad assicurare una reale garanzia di indipendenza ad EFSA.
La Geslain Lanelle è in ogni caso stata molto pragmatica: più che da considerazioni relative all’indipendenza, ha annunciato che il problema principale ad oggi è quello di riuscire a trovare ricercatori qualificati. Che in ragione delle nuove norme sul Conflitto di Interessi, non sarebbero in grado di dimostrare una totale assenza di altri finanziamenti. Giocoforza allora cambiare le regole del gioco.
I costi e le attività
Si dovrebbe quindi andare verso un modello organizzativo simile a quello della FDA americana. Ma con costi decisamente più alti, visto che oggi i ricercatori ricevevano un semplice rimborso spese e viaggi pagati su Parma. Saranno i cittadini europei a pagare per questo? Il punto è che EFSA si sta orientando sempre di più su “regulated products”, ovvero prodotti e ritrovati industriali per i quali ci si attende un pay back anche elevato da parte dell’agroindustria, e che dovrebbero giustamente essere pagati in primo luogo da chi si attende tali benefici economici mentre impegna il valutatore del rischio. Non a caso entro quest’anno dovrebbe essere finalizzata la discussione circa i le tasse di scopo (fees) che le industrie dovranno pagare per accedere ai servizi di EFSA; vista in qualche modo come una “consultancy”, ente di consulenza che eroga servizi.
Le mille strade dell’indipendenza
Se i consumatori inizialmente hanno voluto un sistema organizzativo fondato sui Panel, in ragione della minore possibilità di cadere in logiche interne (con ricercatori esterni di fatto, si pensava fossero più indipendenti e impermeabili a logiche “corporate”, per servire la scienza) ora i dilemmi continuano. Infatti, l’accoppiata “ricercatori interni di staff” e “ finanziati per consulenze ufficiali dall’industria” va studiata adeguatamente. Non sono equilibri e assetti organizzativi facili da trovare. Ma la DG SANCO sta lavorando alacremente su tutti questi delicati aspetti. Nelle proposte che erano circolate l’anno scorso, uno dei capisaldi riguardava in ogni caso la separazione tra Authority e industria, con un collettore finanziario esterno. Per evitare insomma sospetti su corruzione e indipendenza. Presto uno studio di impatto valuterà se l’opzione è fattibile, in base anche ai costi di adeguamento necessari. Se la separazione formale di EFSA dalla Commissione era stata pensata per evitare commistioni tra risk manager e risk assessor, 10 anni dopo i problemi si ripresentano. In una nuova veste, e con nuove domande.
sicurezzaalimentare.it – 30 gennaio 2013