Per Expo inizia la caccia americana alle grandi aziende, prevalentemente dei settori food e digitale. L’obiettivo è raccogliere entro un anno 45 milioni di dollari (35 milioni di euro) per realizzare il padiglione degli Stati Uniti nel sito espositivo di Rho.
Si tratta di risorse completamente private. E se l’attività di fund raising andrà male non ci sarà nessun padiglione americano. Fatto, questo, considerato improbabile ma non impossibile: all’Expo di Shanghai, ad esempio, gli Stati Uniti erano assenti per questo motivo.
Stando alle aspettative, gli Usa sono uno dei paesi che investiranno di più nell’Expo 2015 di Milano, insieme alla Cina, alla Germania e alla stessa Italia. Ad occuparsi della raccolta dei fondi sono i tre rappresentanti del governo statunitense, che un mese fa hanno vinto il bando per la partecipazione all’evento universale: Dorothy Cann Hamilton, ceo dall’International Culinary Center, Mitchell Davis, vicepresidente del James Beard Foundation, Simone Crolla, consigliere delegato di Amcham Italia.
I tre fondatori della cordata si stanno occupando di contattare le aziende, sia quelle puramente americane che quelle che hanno anche una sede in Italia. Gli uffici italiani servono essenzialmente per creare un contatto con le aziende madri del paese d’origine. Finora sono state contattate 70 aziende. Si arriverà a parlare anche con le grandi catene del food, da Coca Cola a McDonald’s a Starbucks. Entro dicembre dovranno essere raccolti già i primi milioni, in corrispondenza della firma ufficiale per la partecipazione in Expo. Poi entro fine 2014 gli Usa dovranno arrivare al budget di 35 milioni e nel giro di sei mesi completare la loro struttura espositiva. Secondo Crolla «ci sono i tempi tecnici giusti, ora bisognerà subito iniziare il road show in America».
Ieri nella sede di Expo gli Stati Uniti hanno anche presentato il concept del loro padiglione: una struttura a forma di granaio, con un percorso che porta i visitatori “dal campo alla tavola”, con installazioni video e giardini verticali e sul tetto – in rappresentanza dei 50 Stati americani e della Casa bianca – un mosaico che compone gli Stati Uniti. «L’Expo offre una piattaforma per far conoscere come stiamo lavorando per garantire un cibo sano e sostenibile – ha detto l’ambasciatore americano in Italia John R. Phillips – l’obiettivo è portare in Italia il meglio della produzione americana, che non è soltanto hamburger e french fries».
Intanto il commissario unico di Expo Giuseppe Sala ha ribadito l’aspettativa di superare il miliardo di investimenti da parte dei quasi 140 paesi che hanno già aderito all’evento. «Noi diciamo che la ricaduta complessiva sarà pari al miliardo, ma credo che sarà di più visto che tutti stanno cercando soldi dal mondo privato», ha sottolineato.
Sempre ieri, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni ha avuto un incontro con i vertici del Coni di Roma dove, ha detto, si parla non solo di Expo ma anche di una possibile candidatura alle Olimpiadi del 2024 (di Milano, della Lombardia o dell’intero paese). Alla riunione hanno partecipato anche i rappresentanti degli enti locali laziali. L’idea di una candidatura ai giochi olimpici, che sembrava accantonata dal Comune di Milano, continua invece a interessare i vertici del Pirellone. «L’incontro è stato fissato – ha detto il governatore lombardo – per trovare un’intesa su alcune questioni: dalle candidature per le Olimpiadi 2024, agli investimenti in strutture sportive in vista dell’Expo 2015».
Il Sole 24 Ore – 15 novembre 2013