Sul fronte del fabbisogno del settore statale – fa sapere il ministero dell’Economia – «si conferma l’andamento positivo» registrato finora. La conferma viene dai dati relativi al mese di settembre, con un fabbisogno pari, in via provvisoria, a circa 11,4 miliardi, in diminuzione rispetto allo stesso mese del 2011 in cui si registrò un disavanzo di 11,9 miliardi.
Nell’aggregato relativo ai primi nove mesi dell’anno, il fabbisogno di colloca a quota 45,5 miliardi, a fronte dei 58 miliardi del 2011.
Se i conti dello Stato tengono nel loro complesso, il peggioramento del deficit messo in luce dalla recente Nota di aggiornamento del Def è dunque da attribuire in buona parte al peggioramento del ciclo economico e all’aumento della spesa in conto interessi per effetto dell’incremento dello spread. Decisivi saranno gli ultimi mesi dell’anno, in particolare novembre per effetto dell’autoliquidazione, e tuttavia – stando alle stime governative – a fine 2012, il deficit (versione indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni), non scenderà al di sotto del 2,6% del Pil, dunque circa un punto percentuale in più rispetto a quanto previsto nel «Def» di aprile (-1,7%). Andamento che, per esplicita ammissione del Governo, va correlato «ad un’evoluzione delle entrate meno favorevole del previsto e a un maggior costo del servizio del debito». Rispetto a quest’ultimo indicatore, si va verso una spesa per interessi a quota 86,1 miliardi, in ulteriore aumento a 89,2 miliardi nel 2013 e a 96,9 miliardi nel 2014. In rapporto al Pil, si passa dal 5,5% di quest’anno al 6% del 2014 e al 6,3% del 2015.
Se ne desume che per assicurare sostenibilità al percorso di rientro dal deficit, sia in direzione del pareggio di bilancio in termini strutturali previsto nel 2013, sia per stabilizzare il risultato negli anni a venire, si debba operare sia sul fronte degli interessi (per la parte che ci compete) sia su quello dell’avanzo primario. Stando a quanto prevede la Nota di aggiornamento, dal 2,9% del Pil di quest’anno si dovrebbe passare al 4,8% del 2015. È la condizione per assicurare la discesa del deficit nel 2013-2015.
Al tempo stesso occorre mettere in atto le misure già annunciate dal Governo per cominciare ad abbattere il debito, che quest’anno toccherà l’astronomico livello del 123,3% del Pil, al netto dei sostegni internazionali che valgono altri tre punti di Pil. Si lavora all’annunciato piano di dismissioni, valutabile tra i 15 e i 20 miliardi, fermo restando che la via maestra per abbattere il nostro pesante passivo è agire sul denominatore, e dunque accrescere il potenziale di crescita della nostra economia.
ilsole24ore.com – 2 ottobre 2012