«È vero, anche per la sanità la manovra è molto dura. Ma ho ottenuto che sia senza tagli lineari per puntare sul recupero dell’efficienza e sul contrasto degli sprechi. La buona sanità costa meno della cattiva sanità».
Ferruccio Fazio, ministro della Salute, commenta per la prima volta a tutto campo il decretone del Governo che taglia 7,5-8 miliardi al Ssn entro il 2014. Promette un confronto con tutte le categorie. E sulla partita scottante che scatterà nel 2014 dei nuovi ticket, ha le sue idee: applicare «ticket di scopo» sulle prestazioni sanitarie inutili e inappropriate. Anche sui ricoveri in ospedale evitabili. Ma è una partita tutta da giocare dopo un ampio confronto e da codificare con apposite linee guida.
Professor Fazio, la manovra sulla sanità scontenta tutti: governatori, sindacati, imprese. Tutti vogliono cambiare.
Lei ricorda manovre che hanno avuto successo?
Ma questa volta c’è molto di più: quasi 8 miliardi di tagli al 2014, se basteranno. C’è molta preoccupazione per la tenuta del sistema e dell’assistenza.
È vero, è una manovra molto dura anche per la sanità. Ed è in genere particolarmente dolorosa a causa della situazione internazionale. Non dimentichiamo i segnali dei mercati e della Borsa proprio in questi giorni. Sappiamo tutti che se non riusciamo a stare in piedi, arrivano situazioni ancora peggiori. Quanto alla sanità, non scordiamo che si tratta soprattutto di una riduzione del tendenziale di spesa, a fronte di una crescita molto bassa del Pil.
Non si poteva tagliare di più altrove e meno per la salute pubblica?
Voglio essere chiaro. La manovra è indispensabile e il pareggio di bilancio dev’essere per tutti la stella polare. Poi l’entità e la suddivisione degli interventi anche per la sanità spettano a palazzo Chigi e all’Economia. Ma come ministro della Salute ho fatto la mia parte convincendo l’Economia a fare interventi di razionalizzazione e non tagli lineari. In sanità esistono ancora ampi margini di recupero dell’efficienza. Ecco, lo spirito della manovra che ho proposto è di proseguire nella strada dell’efficienza, delle buone pratiche e del contrasto degli sprechi, grazie anche ai costi standard che saranno applicati gradualmente dal 2013. Rimettendo anzitutto in ordine i conti nelle Regioni in deficit si possono risparmiare 5 miliardi. E superando le disomogeneità anche dentro le Regioni c’è spazio per innescare processi virtuosi e di efficienza per recuperare a regime altri 5 miliardi l’anno.
Però i governatori dicono che anche le Regioni “virtuose” saranno a rischio di piano di rientro. E si accusa: così muore la sanità pubblica.
Io mi auguro e credo che le Regioni più avanti sapranno fare la loro parte, tanto più in questo momento. La sanità pubblica, poi, l’ho sempre difesa e continuerò a farlo. Ma difenderla significa anche renderla sempre più efficiente e di qualità.
C’è una parola, intanto, che risuona sinistra nella manovra: i ticket. Che dal 2014 potrebbero arrivare a raffica. Cosa dobbiamo aspettarci?
Ci sarà tempo per discuterne, prima del 2014. Io penso a ticket “di scopo” per scoraggiare l’uso improprio e l’inappropriatezza su tutte le prestazioni sanitarie. Meno inappropriatezza significa meno sprechi. Perché la buona sanità costa meno della cattiva sanità. Dovremmo fare tutti insieme delle linee guida per identificare quali sono i percorsi ottimali di cura uscendo dai quali si può continuare ad accedere ai Lea, ma pagando il ticket.
Non sarà facile.
Nulla è facile in questo momento. Ma dovremo discuterne e confrontarci tutti insieme.
Cosa potrebbe riguardare i ticket-tassa di scopo?
Come dice la manovra, le misure di compartecipazione aggiuntive dovranno assicurare appropriatezza, efficacia ed economicità delle prestazioni. Poi, sia chiaro, le Regioni potranno decidere di fare altro. Possono essere interventi diagnostici inutili e inappropriati, dunque costosi ed evitabili. Si dovrà valutare tutto.
Si può ipotizzare un ticket sul medico di famiglia o sui ricoveri?
Non ci abbiamo ancora pensato. Io sarei portato a dire di no sul medico di famiglia, anche perché dobbiamo puntare sempre più sul territorio. Mentre sui ricoveri inappropriati potrebbe essere ragionevole.
Ad esempio?
Ad esempio per il diabete non scompensato, o per una broncopneumopatia non grave. Non mi preoccuperebbe un ticket per scoraggiare i ricoveri per patologie che vanno curate sul territorio, non in ospedale.
Ma già in questi casi spesso non si dovrebbe ricoverare.
Eppure avviene, soprattutto nelle Regioni del Sud.
I medici sono sulle barricate, dipendenti e convenzionati.
I medici italiani hanno una grande professionalità e una grandissima dedizione. Non solo: godono di un elevatissimo gradimento da parte dei cittadini. Io li ho sempre difesi e continuerò a difenderli.
Però temono lo smantellamento della sanità pubblica, non solo lo stop di un altro anno di contratti e convenzioni. Col blocco del turn over, poi, dicono che i servizi andranno in ginocchio, a cominciare dai pronto soccorso.
Ripeto: nessuno vuole assolutamente smantellare la sanità pubblica. E il blocco del turn over in sanità, stiano tranquilli, nella manovra non c’è e non ci sarà.
Altra partita delicata: i farmaci. Le industrie chiedono un tavolo per cambiare la manovra che chiede loro il pay back del 35% per lo sfondamento della farmaceutica ospedaliera.
Dialogheremo con tutti, a cominciare dai medici. Le nostre porte sono aperte a tutti se si può migliorare, ma a manovra costante. Farmindustria la ho già convocata per la prossima settimana. Se vuole spostare il taglio sui farmaci dall’ospedaliera alla territoriale, si può discuterne. Ma sia chiaro, sulla spesa farmaceutica ospedaliera si deve fare qualcosa, perché c’è una grande inappropriatezza prescrittiva e anche all’estero, come in Inghilterra, ci sono stati interventi decisi.
Ilsole24ore.com – 11 luglio 2011